
A partire dal momento della domesticazione del caffè, diversi secoli or sono, il consumo della bevanda e di prodotti che lo contengono si è diffuso in tutto il mondo. Vi è tuttavia un interessante paradosso nell'industria che domina la produzione e commercializzazione di questo prodotto (che si verifica anche nel caso di altre tipologie di merci). Mentre infatti il consumo di caffè interessa soprattutto i Paesi più economicamente sviluppati, la produzione avviene invece in aree del mondo più povere e dove il rispetto dei diritti dei lavoratori è spesso assente o molto limitato: parliamo di vari Stati latinoamericani, africani e asiatici situati nella fascia compresa tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno
Origine e diffusione del caffè
Esistono due principali specie della pianta di caffè: “Coffea arabica” (la più pregiata, che rappresenta circa il 60/70% della produzione mondiale) e “Coffea canephora” (la meno pregiata, anche nota con il nome di “Coffea robusta”) che ebbero origine probabilmente nei territori del Corno d'Africa (Coffea arabica) e dell'Africa centrale ed occidentale subsahariana (Coffea canephora). Non vi è però ancora unanimità di vedute su quale sia effettivamente il luogo nel quale avvenne la “domesticazione” della pianta, con fonti diverse a riportare gli attuali Stati dello Yemen o dell'Etiopia.
Per secoli i regni e gli imperi che si susseguirono nell'area compresa tra il Corno d'Africa e la porzione meridionale della penisola arabica hanno in parte dovuto la loro ascesa e ricchezza anche al commercio del preziosissimo frutto dal quale si ricava la bevanda del caffè. Fu grazie a tale monopolio che, all'alba dell'era del colonialismo, l'Impero Etiope e l'Imamato Mutawakkilita dello Yemen figuravano nel ristretto gruppi di 5 imperi (gli altri erano l'Impero Cinese dei Ming, il Sultanato Moghul dell'India e l'Impero Ottomano) che all'epoca valevano da soli tra il 70% e l'80% del PIL mondiale.
Da allora molte cose sono cambiate e, se da un lato il consumo del caffè si è diffuso in tutto il mondo, la produzione è concentrata in una serie di paesi latinoamericani, africani e asiatici prevalentamente concentrati nella fascia compresa tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, caratterizzata dalle condizioni climatiche ideali per la coltivazione.
Caffè: i numeri di un'industria multimiliardaria

I primi 10 importatori di caffè nel 2023 (per complessivi quasi 27 miliardi di dollari) sono stati: USA, Germania, Francia, Italia, Canada, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito e Svizzera. Nello stesso periodo di tempo, secondo i dati pubblicati da USDA Foreign Agricultural Service, i primi 10 produttori (Brasile, Vietnam, Colombia, Etiopia, Indonesia, Uganda, India, Honduras, Perù e Messico) hanno immesso nel mercato nel 2023/2024 un quantitativo di chicchi equivalente a quasi 150 milioni di sacchi da 60 kg di peso ciascuno.
Consultando i dati riferiti all'arco temporale compreso tra il 1970 ed il 2000, risulta che il caffè sia stato il secondo prodotto commerciale a maggior valore esportato dai Paesi in via di sviluppo e i dati relativi al suo consumo (circa 2,25 miliardi di tazze consumate al giorno in tutto il mondo) restituiscono l'immagine di un mercato florido e in continua espansione. Come nota storica è importante ricordare il ruolo che ebbe per il continente europeo il porto di Trieste quale luogo di approdo e commercializzazione del caffè; fatto che favorì la nascita e lo sviluppo in loco di importanti aziende del settore.
Le principali problematiche dietro la produzione del caffè: sostenibilità e diritti
Come già detto sopra, la percentuale maggiore della produzione di chicchi di caffè a livello mondiale (oltre il 90%) è concentrata nei Paesi in via di sviluppo. Si stima che tra i 20 ed i 25 milioni di famiglie, comprendenti circa 125 milioni di individui (come tutta la popolazione del Giappone), debbano il loro sostentamento alle attività economiche legate alla coltivazione e alla raccolta del caffè. Ciò fa sì che tale attività economica sia caratterizzata ancora da un'alta incidenza del fattore lavoro e da una scarsa automazione.
Essendo il prodotto finale che noi consumiamo al bar o alla nostra tavola frutto di una infinita serie di passaggi intermedi, molte voci di denuncia si sono levate nel corso del tempo per attirare l'attenzione sulle condizioni di vita e lavoro delle masse di piccoli agricoltori, spesso obbligati a svendere la loro preziosa merce alle multinazionali a prezzi irrisori.
Un altro problema degno di menzione è la sostenibilità ambientale dell'industria del caffè, spesse volte coltivato assieme a cacao, granoturco, piselli e riso per favorire la diversificazione in un processo che però ha come effetto quello di distruggere vaste estensioni di territorio. Si tratta di un fenomeno ormai difficilmente ignorabile, specialmente in Brasile.