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4 Marzo 2024
16:41

È arrivata in Italia la tempesta Fedra, con forti nevicate, piogge e venti: le previsioni

L’Italia è alle prese con un’altra tempesta, la quarta del 2024: si chiama Fedra ed è all’origine della pesante ondata di maltempo in atto in Val d'Aosta, Piemonte e Liguria. Vediamo cosa sta succedendo e cosa dobbiamo attenderci nei prossimi giorni.

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È arrivata in Italia la tempesta Fedra, con forti nevicate, piogge e venti: le previsioni
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Una profonda circolazione ciclonica, ribattezzata Fedra dal Servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare – secondo la nomenclatura ufficiale stabilita attraverso il progetto europeo Storm Naming – sta colpendo pesantemente l’Italia dove si aggravano le già difficili condizioni idrauliche e idrogeologiche a causa delle ripetute fasi di maltempo dell’ultima settimana.

Fedra è arrivata sui mari nord-occidentali italiani nelle prime ore di domenica, dove ha provocato un forte maltempo con nevicate eccezionali in Val d'Aosta (isolando migliaia di persone nel comune di Gressoney) e intense precipitazioni in Piemonte e Liguria. attualmente è centrata al largo delle coste laziali e si muove verso sudest, in direzione dello Ionio. L’esteso ammasso nuvoloso a essa collegato si avvita come una spirale attorno al centro della depressione, rinnovando in queste ore condizioni di tempo instabile o perturbato da Nord a Sud. Tra piogge intense, forti temporali, nevicate super abbondanti, venti burrascosi e mari molto agitati, gli effetti sono notevoli e i danni ingenti, soprattutto perché arrivano dopo settimane, in qualche caso mesi, di clima secco, siccitoso ed estremamente caldo per la stagione.

Nevicate eccezionali in Val d'Aosta

La situazione più critica si trova tra Valle d’Aosta e Piemonte. Qui nelle ultime 36-48 ore le nevicate sono risultate talvolta eccezionali, per effetto dei venti sciroccali richiamati dal profondo vortice ciclonico, che hanno esaltato ancora di più la fenomenologia in questo settore del Paese, a causa dell’effetto sbarramento indotto dalla catena alpina occidentale, appunto. Tra il Monte Rosa, le Valli di Lanzo-Stura e Verbano-Cusio-Ossola è caduto oltre 1 metro di neve fresca al di sopra dei 1300-1500 metri, così come su gran parte del comparto valdostano sud-orientale, specie tra il Gran Paradiso e la bassa valle. Al di sopra dei 1600-1700 metri gli accumuli sfiorano localmente i 2 metri. Numerosi i black out elettrici dalla sera di domenica e le interruzioni della circolazione stradale in diversi punti. In Valle d’Aosta oltre 6000 persone sono isolate per strade chiuse a causa dell’elevato rischio valanghe o valanghe già verificatesi: a Gaby, all’imbocco di una galleria della strada regionale, sono irraggiungibili i comuni più a monte, Gressoney-La-Trinité e Gressoney-Saint-Jean, oltre a un villaggio nel Comune di Gaby. Isolata anche Cogne da domenica mattina per la chiusura della strada in via precauzionale.

Aumenta il rischio valanghe nelle Alpi occidentali

Ne consegue un forte pericolo valanghe (livello 4) nel settore delle Alpi piemontesi e valdostane, sia per le enormi quantità di neve cadute negli ultimi 7-10 giorni (oltre i 2000 metri di quota complessivamente si superano i 3 metri di neve al suolo) sia per l’aumento delle temperature già in atto. Un manto neve decisamente instabile, che ancora deve assestarsi e che rischia dunque distacchi importanti sin verso i 1000-1200 metri di quota. Non va molto meglio nel resto del comparto alpino, con un rischio valanghe tra 2 e 3, in una scala che arriva fino a 5, in particolare su Orobie, Trentino e Dolomiti. Una situazione, quella appena descritta, destinata a perdurare non solo nelle prossime ore, ma anche nei prossimi giorni. Per questo motivo bisognerà prestare la massima attenzione: evitare pericolosi fuori pista, ma anche di avventurarsi in prossimità di costoni, canaloni e ripidi pendii.

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Bollettino valanghe emesso lunedì 4 marzo e valido per le successive 24 ore. Fonte: AINEVA.it

Temporali, venti forti, mareggiate negli Appennini

Non va meglio nel resto del Paese, a causa delle piogge talvolta intense e abbondanti. Le regioni maggiormente coinvolte da precipitazioni importanti sono state il Piemonte e la Liguria dove, nella sola giornata di domenica, sono caduti fino a 90-100 mm di pioggia. In seconda battuta le regioni tirreniche e il Sud Italia, dove si attarda la “coda” della perturbazione, associata a una intensa linea temporalesca che, nella mattinata odierna, ha “spazzolato” Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia: segnalati localmente qualche danno e qualche disagio per il vento di burrasca, in particolare tra Calabria, Salento e Sicilia tirrenica dove le raffiche hanno superato i 70-80 km/h, mentre gli apporti pluviometrici hanno raggiunto diffusamente i 25-40 mm in poco tempo.

Nel frattempo, l’aria più fredda che accompagna la tempesta Fedra, ha favorito il ritorno della neve anche lungo la dorsale appenninica (imbiancato anche il Vesuvio) a partire dai 1000-1400 metri, a seconda delle zone, ma anche sulle alture della Sicilia e in particolare il Gennargentu in Sardegna, sferzata da venti di Maestrale che hanno sfiorato i 100 km/h e con mareggiate sulla costa occidentale dove le onde del mare hanno raggiunto i 4-5 metri di altezza.

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Totale delle precipitazioni (in mm) cadute nella giornata di domenica 3 marzo. Fonte: Meteonetwork.it.

Quanto durerà Fedra in Italia?

La tempesta abbandonerà l’Italia nelle prime ore di martedì 5, consentendo un miglioramento del tempo. Ma la tregua durerà poco: nei prossimi giorni, infatti, l’Italia sarà investita da altre perturbazioni atlantiche, un vero e proprio “treno” diretto verso il cuore del mar Mediterraneo. Questo significa che la fase piovosa che stiamo vivendo da fine febbraio potrebbe proseguire – secondo gli ultimi dati dei modelli fisico matematici – fin quasi la metà di marzo. In particolare, attenzione al periodo compreso tra venerdì 8 e lunedì 11 quando potrebbe verificarsi un’ondata di maltempo paragonabile a quella ancora in atto, con accumuli di pioggia e neve importanti, sopratutto – ironia della sorte – sulle aree già duramente messe alla prova in questi giorni. Un quadro simile aggraverebbe e di molto la situazione sul fronte idraulico e idrogeologico in cui versano diverse aree del nostro paese, Nord-Ovest in primis, nonché il pericolo valanghe nelle Alpi, già marcato su quelle occidentali.

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Totale delle precipitazioni attese in Europa e sull’Italia fino al 14 marzo, secondo il modello globale americano (GFS). Si notino i picchi ben superiori a 100 mm attesi al Nord–Ovest. Fonte: tropicaltidbits.com.

La responsabilità è anche del riscaldamento globale

Eventi meteorologici di questo tipo non sono altro che la conferma che il clima è davvero in crisi e che il riscaldamento globale, da cui dipende questa stessa crisi, si manifesta in modo più esasperato proprio nel bacino del Mediterraneo e nei Paesi limitrofi, Italia compresa, per questo più volte definito un hot spot del cambiamento climatico. Quello che preoccupa è la rapidità con cui si alternano i fenomeni estremi sul nostro Paese, che passa da lunghi periodi siccitosi ad altri eccezionalmente piovosi, in un clima totalmente fuori controllo e che tende ad assomigliare sempre di più a quello tropicale.

Un’atmosfera più calda è, inevitabilmente, sinonimo di fenomeni meteorologici più violenti e dunque estremi, in quanto aumenta l’energia a disposizione del sistema, immessa in atmosfera attraverso l’evaporazione massiccia di grandissime quantità di vapore acqueo, scaricata successivamente attraverso precipitazioni eccezionali come quelle che stanno avvenendo nell'Italia nord-occidentale.

Quello che accade in questi giorni ne è la riprova: febbraio 2024 è stato il 9° mese consecutivo più caldo di sempre a livello globale, in 174 anni di misurazioni, coadiuvato da un El Nino tra i più forti di sempre. A livello nazionale, febbraio 2024 e l’inverno meteorologico sono stati i più caldi mai osservati, con uno scarto rispettivamente di +3 °C e +2,1 °C rispetto al periodo di riferimento (1991-2020, fonte dati MeteoExpert).

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