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11 Febbraio 2024
14:53

Donne e scienza: l’“effetto Matilda” e alcuni esempi di discriminazione di genere nelle STEM

Da Rosalind Franklin a Jocelyn Bell, sono molte le scienziate che hanno subito discriminazione di genere vedendosi "soffiare" scoperte e risultati da colleghi maschi. Vediamo alcuni casi eclatanti del cosiddetto "effetto Matilda".

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Donne e scienza: l’“effetto Matilda” e alcuni esempi di discriminazione di genere nelle STEM
effetto matilda rosalind franklin
Credits: CSHL, derivative work Lämpel, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

L’effetto Matilda è il fenomeno che vede i risultati ottenuti da una donna attribuiti del tutto o in parte a un uomo e che colpisce vari campi del sapere, tra cui anche quello delle discipline STEM. In questo articolo vi riportiamo alcuni esempi significativi avvenuti nel Novecento, primo fra tutti quello emblematico della biochimica Rosalind Franklin.

Cos'è l'effetto Matilda e perché si chiama così

Il fenomeno noto come effetto Matilda è una pratica discriminatoria di genere che ha come oggetto principale le donne nella comunità scientifica. È un fenomeno che ha origini antichissime ma venne descritto per la prima volta solo nel 1870 dalla scrittrice e attivista statunitense Matilda Joslyn Gage, a cui deve il nome. Lungi dall'esser stata risolta, resiste tutt'ora e colpisce le minoranze sociali ed etniche.

Rosalind Franklin e la struttura del DNA

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Rosalind Franklin. Credits: MRC Laboratory of Molecular Biology, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Rosalind Franklin nacque nel 1920 nel Regno Unito, a Londra. Sin da molto giovane mostrò una forte attitudine per la Scienza, distinguendosi per le sue capacità in campo accademico. Studiò Fisica e Chimica alla Newnham College di Cambridge, dove si interessò particolarmente alla cristallografia, la disciplina che indaga la struttura intima della materia. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca nel 1945, Franklin lavorò prima a Cambridge, dedicandosi alla struttura dei carboidrati e in seguito, nel 1951, si trasferì come ricercatrice al King's College di Londra, dove iniziò a studiare la struttura del DNA.

Fu proprio nei laboratori del King’s College che Franklin utilizzò la tecnica della diffrazione dei raggi X per ottenere immagini di alta qualità delle fibre di DNA e nel 1952 ottenne un'immagine nota come Fotografia 51, che restituì prove fondamentali a favore della struttura a doppia elica del DNA.

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La Fotografia 51 di Rosalind Franklin che dimostrò la struttura a doppia elica del DNA. Credits: MagentaGreen, CC BY–SA 2.0, via Wikimedia Commons.

Purtroppo però, la fotografia venne mostrata senza il permesso della scienziata a James Watson e Francis Crick, rispettivamente un giovane biologo e un fisico in servizio presso il Dipartimento di Fisica di Cambridge. I due utilizzarono l’immagine come base per le loro ricerche, teorizzando la struttura a doppia elica del DNA nel 1953 e pubblicando il loro lavoro sulla rivista Nature che valse il Premio Nobel nove anni più tardi.

Nonostante l'essenzialità del suo contributo, Rosalind Franklin non venne coinvolta nella stesura dell'articolo e non rientrò tra gli autori, venne infatti soltanto nominata dai due scienziati. Nel 1962, James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins, collega di Franklin al King's College, ricevettero il Premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA, ma il contributo di Franklin venne ufficialmente riconosciuto solo alla fine degli anni Novanta del ‘900. Fatta luce sulla vicenda, oggi Rosalind Franklin viene ampiamente celebrata come una delle scienziate più influenti del Novecento.

Cecilia Payne-Gaposchkin e la composizione del Sole

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Ceclilia Payne–Gaposchkin. Credits: Smithsonian Institution/Science Service, restored by Adam Cuerden, via Wikimedia Commons.

Una vicenda simile coinvolse l’astrofisica londinese Cecilia Payne-Gaposchkin, la prima donna a conseguire il dottorato in astronomia ad Harvard nel 1925 e a dirigervi un intero dipartimento dal 1956. A soli 25 anni Payne-Gaposchkin, a valle di uno studio che avrebbe rivoluzionato la conoscenza dell’universo, scrisse una tesi in cui affermò che il Sole è composto principalmente di idrogeno.

All’epoca si riteneva che, analogamente al nucleo della Terra, il Sole fosse costituito principalmente di ferro. In conformità con questa linea teorica, l’astronomo Henry Norris Russell decretò che i risultati di Payne-Gaposchkin fossero errati, salvo poi pubblicarli lui stesso pochi anni dopo, attribuendosi gran parte del merito della scoperta.

Lise Meitner e la fissione nucleare

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Lise Meitner. Credits: Smithsonian Institution, via Wikimedia Commons.

La fisica austriaca Lise Meitner, allieva di Max Planck e prima donna ad avere una cattedra in Fisica nel 1919 nell'allora Impero austro-ungarico, lavorò proficuamente per diversi anni allo studio della radioattività insieme al collega Otto Hahn.

Nel 1934 Enrico Fermi e i suoi collaboratori annunciarono di aver prodotto elementi più pesanti dell'uranio, bombardando gli atomi di questo elemento con neutroni. Meitner e Hahn decisero di mettersi subito al lavoro per verificare gli esperimenti e produrre elementi transuranici nel loro laboratorio. I due arrivarono però a dividere gli atomi di uranio in atomi più leggeri, senza capire in un primo momento quale significato avesse tale risultato.

Nel 1938 Lise Meitner subì le conseguenze delle leggi razziali di Hitler e dovette allontanarsi dalla Germania in quanto di origine ebrea. I suoi esperimenti vennero portati avanti da Hahn, il quale osservò che bombardando l'uranio si producevano atomi di bario. Non sapendo come interpretare le evidenze di quegli esperimenti, Hahn li inviò a Meitner che nel frattempo trovò impiego all'Istituto Nobel a Stoccolma per interpretarli. Attraverso una serie di calcoli, Meitner scoprì che bombardando gli atomi di uranio con neutroni, questi si scomponevano in atomi più leggeri liberando una grossa quantità di energia. In quel momento scoprì la fissione nucleare.

I due scrissero indipendentemente due articoli da pubblicare nelle riviste scientifiche con la descrizione della scoperta ma fu esclusivamente il collega Otto Hahn a ricevere, nel 1944, il Premio Nobel per la Chimica, peraltro senza menzionare la collega durante la cerimonia di ritiro del premio.

Jocelyn Bell Burnell e la scoperta delle pulsar

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Jocelyn Bell Burnell.

Nel 1967 l’astrofisica britannica Jocelyn Bell Burnell scoprì – durante il suo dottorato di ricerca – la prima pulsar, una delle manifestazioni astronomiche delle stelle di neutroni. L'articolo che ne annunciava la scoperta aveva 5 autori. Dal momento che in ambito accademico, molto spesso, il primo nome a comparire nella pubblicazione è quello del supervisore al progetto sperimentale, il merito della scoperta venne attribuito a questi e non a Bell, che scrisse il progetto di tesi e lo portò a termine. Furono quindi il suo supervisore Anthony Hewish e il collega Martin Ryle a ricevere il Premio Nobel per la Fisica nel 1974 per questa scoperta.

Nettie Stevens e i cromosomi sessuali

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Nettie Stevens. Credits: Carnegie Institution of Washington, via Wikimedia Commons.

Nel 1905, la biologa e genetista americana Nettie Stevens dimostrò che il sesso di un organismo è determinato a partire dai suoi cromosomi, sulla base dell’individuazione del cromosoma Y nel Tenebrio molitor, un coleottero della farina. Gli studi, che in un primo momento vennero condotti su Drosophila melanogaster, il comune moscerino della frutta, ispirarono Thomas Hunt Morgan, il quale li portò avanti su questa specie dopo la morte di Stevens, occorsa nel 1912. Nel 1933, Morgan ottenne il premio Nobel, mentre il lavoro della scienziata non ottenne il riconoscimento dovuto fino al 1994, quando venne inserita nella National Women's Hall of Fame.

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