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13 Dicembre 2021
12:00

“Ho l’impressione che stiano eruttando troppi vulcani”. Cosa c’è di vero?

Spesso le notizie che leggiamo possono darci una sbagliata percezione dei fenomeni eruttivi. Facciamo chiarezza rispondendo alle vostre domande.

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“Ho l’impressione che stiano eruttando troppi vulcani”. Cosa c’è di vero?
Troppe-eruzioni-o-sbaglio

L'Etna ha eruttato nel 2019, nel 2020 e nel 2021. Lo stesso vale per lo Stromboli, e il Cumbre Vieja alle Canarie è in eruzione ormai da mesi. Cosa sta succedendo?? Perché ci sono così tante eruzioni di vulcani?
Sempre più spesso abbiamo l'impressione di sentire notizie relative a eruzioni vulcaniche, come se questi fenomeni naturali siano sempre più frequenti… Ma è davvero così o è soltanto una nostra sensazione? Per fare chiarezza abbiamo deciso di rispondere alle domande che più frequentemente ci vengono poste. Pronti? Vamos!

Cosa dicono i dati?

La risposta non è così semplice come potrebbe sembrare. Partiamo dai dati forniti dal Global Volcanoism Program in merito al numero di eruzioni registrate nella storia. A prima vista, come si vede dal grafico sottostante, i dati sembrano indicare un netto aumento delle eruzioni, quindi la risposta dovrebbe essere già decisa. E invece non è così.

Eruzioni-nel-tempo
Eruzioni vulcaniche nel corso dei secoli (dati: Smithsonian Institution).

Il primo aspetto da tenere presente è che la popolazione, con il passare dei decenni, si è distribuita sul globo in modo sempre più omogeneo e uniforme, andando ad abitare aree sempre più prossime ai vulcani. L'apparente aumento dell'attività vulcanica, quindi, è legato al maggior numero di persone che vive in prossimità di vulcani e che è in grado non solo di assistere alle eruzioni, ma anche di comunicarle in tempo reale al resto del mondo grazie ai moderni progressi della tecnologia e delle telecomunicazioni.

Il fatto che si tratti di un trend di crescita "apparente" è chiaro anche dal fatto che il numero totale di eruzioni è in aumento, ma il numero delle grandi eruzioni, cioè quelle caratterizzate da emissione di materiale superiore a 0,1 km3, è pressoché costante (curva nella parte bassa del grafico). Queste eruzioni infatti sono quelle che storicamente sono state più facili da documentare anche a distanza, permettendo di avere dati più completi riferiti alle epoche passate.
In altre parole, il numero di eruzioni non è aumentato in senso assoluto ma è cambiato solo il nostro modo di rilevare i dati: una volta ne avevamo molti meno a disposizione mentre oggi anche la più piccola eruzione viene registrata, misurata, e aggiunta al conto totale.

Come ulteriore conferma di questa crescita "appartente", possiamo considerare la curva relativa a "tutte le eruzioni". Possiamo osservare in particolare gli ultimi due punti di decrescita (rispettivamente attorno al 1915 e al 1940). In quei due periodi sono diminuite le eruzioni? No, sono scoppiate le due Guerre Mondiali, e quindi la gente era impegnata a fare altro piuttosto che a tener traccia di tutte le piccole eruzioni nel mondo. Per questo motivo sono stati registrati due picchi negativi, che però nulla hanno a che vedere con un'effettiva diminuzione delle eruzioni vulcaniche.

È cambiata anche l'informazione

Abbiamo visto come, apparentemente, non sia riscontrabile nei dati un effettivo aumento delle eruzioni nel corso degli ultimi secolo. Per quale motivo allora si ha l'impressione che queste siano in costante aumento? Oltre che per le motivazione espresse in precedenza, vale la pena aggiungere altri due pezzi al puzzle: la disponibilità delle informazioni e la qualità delle informazioni.

Per quanto riguarda la disponibilità di informazioni, è giusto tenere a mente che con il passare del tempo diventa sempre più facile leggere news da ogni parte del mondo, sia tramite telegiornale che, soprattutto, tramite internet e social network. Facciamo un esempio: se oggi la notizia di un terremoto in Giappone fa il giro del mondo in pochi minuti, fino a qualche anno fa era necessario aspettare ore se non giorni, e magari nemmeno veniva distribuita in ogni Paese. Da una parte, questo è un grande vantaggio perché la cultura è letteralmente alla portata di tutti; dall'altra può causare una distorsione della percezione della realtà, in questo caso dell'effettivo numero di eruzioni vulcaniche.

Il secondo grande fattore è la qualità delle informazioni. Al giorno d'oggi per aggiudicarsi una manciata di click in più vengono proposti dei titoli volutamente allarmistici, così da catturare l'attenzione del lettore. Questo non solo genera disinformazione – spesso infatti la realtà è meno preoccupante di quello che traspare dai titoli – amplificando ancor più la percezione distorta del fenomeno. Sembra quasi che ogni eruzione vulcanica, anche la più insignificante, sia terribile e catastrofica. In un mondo ideale, da una parte i giornali dovrebbero essere rigorosi e scientificamente consistenti nel distribuire questo tipo di notizie, d'altra parte, gli utenti dovrebbero selezionare le proprie fonti, filtrando quelle meno attendibili.
In Italia, relativamente ai vulcani e terremoti, non esiste fonte più attendibile dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

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Parossismo dell’Etna del 2014.

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Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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