Fra i vari spettacoli proposti dagli imperatori all'interno Colosseo (Anfiteatro Flavio), come le lotte tra animali, le esecuzioni e i combattimenti tra gladiatori, i più grandiosi e difficili da organizzare furono sicuramente le naumachie, termine greco che significa "battaglie navali". Questi spettacoli, attestati sia dalle fonti storiche che da quelle iconografiche, dovevano presentare difficoltà tecniche non da poco, primo fra tutti l'allagamento dell'arena. Ciò doveva essere possibile attraverso un sistema di condutture che nel Colosseo non è sopravvissuto integro, ma che è possibile parzialmente ricostruire sulla base dei confronti con altri due anfiteatri romani, quello di Verona e quello di Mérida, in Spagna.
Cos’erano e come si svolgevano le naumachie nell’antica Roma: lo spettacolo delle battaglie navali
Per via della grande complessità tecnica e organizzativa che stava alla base di questo tipo di spettacoli, le naumachie non erano organizzate spesso. In base a quanto sappiamo oggi, il primo a organizzare una naumachia fu Giulio Cesare (100-44 a. C.) nel 46 a.C., per celebrare un trionfo per le sue vittorie militari. In quell'occasione Cesare fece scavare un bacino allagato con l'acqua del Tevere, dentro al quale combatterono vere e proprie navi da guerra. Quarantaquattro anni dopo, nel 2 a.C., il nipote di Cesare, l'imperatore Augusto (63 a.C. – 14 d.C.) offrì al pubblico un'altra naumachia di questo tipo, impegnando più navi e combattenti. Il più grande di questi spettacoli nella prima epoca imperiale fu però il terzo, che si tenne nel 52 d.C., cinquantaquattro anni dopo quello di Augusto, che viene attribuito all'imperatore Claudio (10 a.C. – 54 d.C.), e che si tenne nel lago Fucino, un tempo uno dei più grandi specchi d'acqua dolce presenti in Italia e oggi non più esistente, nell'attuale provincia dell'Aquila, in Abruzzo.
Fatta eccezione per la naumachia organizzata da Claudio, quelle di Cesare e Augusto dovettero essere di dimensioni relativamente piccole. I bacini ricavati con le acque del Tevere dovettero essere piuttosto modesti per poter offrire lo spettacolo realistico di una battaglia navale, e le imbarcazioni, incapaci di manovrare in spazi così ristretti, probabilmente servirono unicamente come scenografie per lo scontro fra i gladiatori. Nel Fucino, dove si tenne lo spettacolo di Claudio, i giochi dovettero essere più grandiosi, con ampio spazio nel lago per permettere alle navi di compiere vere e proprie manovre militari.
Se fino alla metà del I secolo d.C. le naumachie venivano rappresentate all'interno di bacini lacustri o artificiali, è col periodo di Nerone (37-68 d. C.), il successore di Claudio, che le cose cominciarono a cambiare. Le fonti parlano di una grande battaglia navale organizzata dall'imperatore nel 57 d.C. all'interno di un anfiteatro mobile in legno nella zona del Campo Marzio, ma non ci danno nessuna informazione a riguardo di come l'arena di questo edificio potesse essere allagata. Quando Tito (39-81 d. C.) inaugurò il Colosseo nell'80 d.C. venne organizzata un'altra naumachia all'interno dell'arena. Nella seconda metà del I secolo questo tipo di spettacoli divenne più frequente rispetto a prima proprio perché l'organizzazione avvenne all'interno delle arene degli anfiteatri piuttosto che in grandi bacini come fino a prima.
Fatta eccezione per gli spettacoli all'interno di grandi bacini idrici, non dobbiamo immaginare le naumachie all'interno delle arene come degli spettacoli straordinari che rappresentavano lotte fra equipaggi e strategie navali. Le ridotte dimensioni delle arene non avrebbero permesso alle barche di compiere vere e proprie manovre militari, ma anche in questo caso le imbarcazioni probabilmente sarebbero servite unicamente come parte della scenografia dello spettacolo. Il livello dell'acqua sarebbe stato sufficiente unicamente a far galleggiare le navi. Il fatto poi che le naumachie venissero organizzate all'interno degli anfiteatri comportò grandi problemi di natura tecnica e organizzativa. Cerchiamo di capire come questi giochi venivano organizzati dal punto di vista pratico.
Come facevano i Romani ad allagare il Colosseo
In base alle fonti, l'ultima naumachia organizzata nell'anfiteatro venne tenuta nell'85 d.C., sotto il regno dell'imperatore Domiziano (51-96 d. C.), prima che venisse realizzato il sistema sotterraneo (alla fine degli anni '80 del I secolo d.C.). Di conseguenza, a livello archeologico, il Colosseo oggi presenta ben poche tracce di come l'arena potesse essere allagata.
Le uniche prove di natura archeologica di un sistema pratico per allagare l'arena di un anfiteatro provengono dall'arena di Verona e da quella di Mérida in Spagna. Questi due anfiteatri, più antichi del Colosseo di quasi un secolo, presentano al di sotto dell'arena una cisterna abbastanza estesa da contenere una buona quantità d'acqua, sufficiente per allagare l'arena e tenere a galla le piccole imbarcazioni dei gladiatori. La cisterna dell'arena di Verona era collegata al fiume Adige tramite condutture, mentre quella dell'anfiteatro di Mérida con un acquedotto vicino. Immagazzinando acqua attraverso queste due fonti, sarebbe stato possibile pomparla poi nell'arena, per permettere a qualche centimetro o decina di centimetri d'acqua di sommergere le sabbie per lo spettacolo, più visivo che reale.
Gli antichi Romani erano in grado di sollevare e pompare l'acqua con diversi metodi ingegnosi. Uno dei più comuni era la pompa di Ctesibio, inventore greco del IV sec. a.C., di cui parla Vitruvio. Due cilindri dotati all'interno di pistoni permettevano all'acqua di entrare una volta che questi erano sollevati. Chiudendo le valvole dei cilindri l'acqua veniva poi spinta in un altro tubo verso l'alto proprio dalla pressione della discesa dei due pistoni. Vitruvio parla anche della vite di Archimede, che ruotata all'interno di un tubo permetteva il sollevamento dei liquidi.