Chi ne possiede uno lo sa benissimo: i cani non possono mangiare il cioccolato perché potrebbe causare un'intossicazione alimentare. Ma perché? Cosa contiene di così tanto pericoloso il cioccolato da non poter essere assunto dai nostri amici a quattro zampe? Tutto dipende dalla quantità di due alcaloidi naturalmente presenti al suo interno: la teobromina e la caffeina. In questo articolo facciamo un po' di chiarezza, andando a capire perché l'animale domestico per antonomasia non può mangiare uno degli alimenti preferiti dalla specie umana.
Attenzione: le informazioni fornite in questo articolo non intendono sostituire le indicazioni date dal veterinario di riferimento.
Perché il cioccolato è tossico per i cani
Il cioccolato risulta essere tossico per i cani perché contiene due sostanze che il cane non è in grado di metabolizzare: la caffeina e la teobromina. Attenzione: con "tossico" in questo caso intendiamo che potrebbero manifestarsi degli effetti collaterali dopo l'assunzione di cioccolato. Come sempre, la tossicità dipende dalla dose! Quindi prima di "impanicarci" dopo che il nostro cane ha assunto una piccola quantità di cioccolato, facciamo chiarezza e cerchiamo di capire come mai e quali sono le possibili conseguenze.
La caffeina e la teobromina sono delle sostanze alcaloidi naturalmente presenti nel cacao, nello specifico appartengono alla classe delle metilxantine. Sono due sostanze molto simili dal punto di vista chimico, hanno la capacità di stimolare il sistema nervoso centrale e hanno un effetto vasodilatatore.
Quali tipi di cioccolato sono tossici?
Più cacao è contenuto nel cioccolato e più alta sarà la concentrazione di teobromina e caffina: il cioccolato fondente quindi ne contiene di più rispetto al cioccolato al latte, mentre il cioccolato bianco ne è quasi completamente privo.
Già qui, dunque, abbiamo capito che tutto dipende dalla quantità di cioccolato, ma anche dalla sua tipologia. Ricordiamo il motto di Paracelso:
Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Cosa succede se il cane mangia il cioccolato
Nel momento il cui il cane assume del cioccolato contenente teobromina e caffeina (quindi fondente o al latte, non quello bianco), queste due sostanze entrano nel circolo sanguigno con velocità diverse: la caffeina entra in circolo più rapidamente e raggiunge il picco massimo in 30-60 minuti, rispetto alla teobromina che invece necessita di circa 2 ore. Una volta raggiunto il cervello, queste due molecole si legano ai recettori dell'adenosina causando diversi effetti tra i quali tachicardia e aumento di adrenalina nel sangue, ma anche effetti gastrointestinali, eccitabilità, iperattività, tremori, ipertensione e ipertermia.
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Il cane però non è in grado di metabolizzare la teobromina (la caffeina viene trasformata in teobromina) come l'umano e di conseguenza si può verificare l'intossicazione da cioccolato con i seguenti sintomi dopo 2-4 ore dall'ingestione:
- vomito;
- diarrea;
- iperagitazione;
- poliuria;
- disturbi cardiaci;
- tremori;
- convusioni (rare);
- morte.
C'è da dire comunque che la morte per tossicità da teobromina è rara. Solitamente è dovuta ad un eccessiva ingestione di cioccolata che causa aritmie cardiache o, meno comunemente, insufficienza respiratoria.
Quanto cioccolato può essere pericoloso
In base alla dose, alla tipologia di cioccolato e al peso del cane, si possono verificare sintomi lievi gravi e morte. Capite quindi che non esiste una dose mortale valida universalmente
Nel sito dell'ambulatorio veterinario Gabbro, è possibile trovare una tabella che stima le quantità di cioccolato per tutte le tipologie di sintomi.
Per quanto riguarda il cioccolato bianco, non esiste una quantità tossica per teobromina, ma essendo comunque un alimento molto grasso e zuccherato, ne va limitata l'assunzione.
Cosa fare se il mio cane ha assunto cioccolato
Se il vostro cane dovesse aver accidentalmente mangiato cioccolato, è fondamentale contattare il proprio veterinario di fiducia. Potrebbe essere utile indurgli il vomito, come riportato dall'articolo di Kodami redatto dalla laureata in Medicina Veterinaria Maria Mayer.