In questo momento Cina, Francia, Italia, Giappone, Arabia Saudita e Stati Uniti d'America hanno ciascuno una o più installazioni militari a Gibuti, Stato dell'AfricaP occidentale affacciato sullo stretto di Bab el-Mandeb, uno dei principali choke point mondiali. L'elenco, peraltro, potrebbe allungarsi nei prossimi anni dato che anche Russia e India hanno espresso il loro desiderio di aprire delle basi su questo lembo di territorio africano, mentre Germania, Spagna e Regno Unito vi hanno stanziato periodicamente dei presidi temporanei. La posta in gioco per tutti quanti è la stessa: il dominio delle rotte marittime in uscita e in entrata dal Mar Rosso.
Dove si trova Gibuti e qual è la sua storia?
Situato nella regione del Corno d'Africa e confinante con l'Eritrea a nord, l'Etiopia a sud-ovest, la Somalia (o per meglio dire, l'autoproclamato stato del Somaliland) a sud e bagnato a est dalle acque del Mar Rosso e del Golfo di Aden, Gibuti traccia le origini della propria esistenza al periodo della colonizzazione francese.
Sebbene le cronache abbiano registrato una lunga serie di dominazioni straniere intervallate dall'ascesa di effimeri potentati locali, fu solamente all'epoca della cosiddetta “Corsa all'Africa” della seconda metà del XIX secolo che i colonizzatori francesi occuparono il territorio entro gli attuali confini internazionalmente riconosciuti. Il possedimento coloniale da loro istituito rimase sotto il controllo di Parigi dal 1884 sino al 1977 prima sotto il nome di Somaliland Francese (dal 1884 al 1967) e poi sotto quello di “Territorio Francese degli Afar e degli Issa” (dal 1967 al 1977).
Le popolazioni locali, origine afar origine somala (in particolare del clan degli Issa) svilupparono una coscienza nazionale comune solamente molto tardi rispetto ad altri territori d'Africa, e infatti i primi due referendum sull'indipendenza, indetti rispettivamente nel 1958 e nel 1967, si conclusero in un nulla di fatto. Tuttavia, il terzo referendum, tenutosi nel 1977, ebbe esito positivo e la ex-colonia ottenne finalmente l'indipendenza con il nome istituizionale di Repubblica di Gibuti.
Quali sono le installazioni militari straniere a Gibuti?
L'indipendenza formale di Gibuti nel 1977 non ne ha modificato la collocazione internazionale, dato che sia il primo presidente del Paese, Hassan Gouled Aptidon, (presidente dal 1977 al 1999) sia il suo nipote e successore, Ismail Omar Guellé, (presidente dal 1999 ad oggi) sono rimasti in solidi rapporti di alleanza con la Francia. Per tale ragione Parigi, anche dopo l'indipendenza di Gibuti, ha potuto mantenere un'importante base sul suo territorio, a Camp Lemonnier, precedentemente sede della guarnigione locale della Legione Straniera Francese.
Nel 2002, mentre i francesi dispiegavano le loro truppe in altri siti del Paese, il governo gibutino decise di affittare la base di Camp Lemonnier agli Stati Uniti d'America, dando inizio a una gara, tutt'ora in corso, tra le grandi potenze per accaparrarsi un fazzoletto di terra di questo piccolo staterello africano (complessivamente Gibuti è caratterizzato da un'estensione di soli 23.200 km2, quindi è più piccolo della regione Lombardia).
La ragione principale che spinge tutti quanti a “sgomitare” per conquistarsi “un posto sotto il sole di Gibuti”, risiede nella sua posizione strategica, a cavallo tra Corno d'Africa, Penisola Arabica, Mar Rosso e Golfo di Aden e affacciata sullo stretto di Bab el-Mandeb, uno dei più importanti choke point mondiali, da cui passano tutti i traffici commerciali che transitano anche per il Canale di Suez e che collegano di conseguenza mar Mediterraneo e oceano Pacifico, Europa ed Estremo Oriente.
Quale rischio comporta per Gibuti la presenza militare straniera?
Se, da un lato, la presenza militare straniera ha innalzato notevolmente lo status internazionale di Gibuti salvandolo dal dimenticatoio nel quale la fine della Guerra Fredda lo aveva fatto retrocedere, la presenza contemporanea di così tanti Paesi in uno spazio geopolitico così piccolo rischia di trasformarsi in una pericolosissima lama a doppio taglio per il popolo e le élite locali.
Quando infatti la presenza militare straniera era limitata agli ex-colonizzatori francesi, i gibutini erano stati abbastanza lesti da negoziare con loro un rapporto di partnership privilegiata. Da quando invece hanno cominciato a fare capolino nel territorio anche statunitensi e cinesi (e, a ruota, tutti gli altri), il Paese ha iniziato a trovarsi nella scomoda posizione di terra di scontro tra gli interessi nazionali confliggenti di una pluralità di grandi potenze.
Finora il presidente Guellé è riuscito a barcamenarsi con grande abilità tra gli opposti schieramenti, imponendosi con attore imprescindibile sulla scena geopolitica del Corno d'Africa, ma non è affatto detto che la situazione rimanga stabile nel prossimo futuro.