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L'Italia è un Paese altamente sismico, e questo lo sappiamo bene: negli ultimi giorni stanno rimbalzando su tutte le prime pagine titoli in merito ai terremoti dei Campi Flegrei, nel Gargano, in Calabria e in Basilicata. Tuttavia sarebbe un errore pensare che le scosse siano concentrate solamente nel Meridione: come confermato anche dall'INGV, i sismi sono distribuiti in varie zone della penisola, soprattutto dall'appennino umbro-marchigiano fino all'Etna nella Sicilia orientale. Per vederci più chiaro, però, andiamo ad analizzare la mappa ottenuta dai dati degli ultimi tre mesi.

Come possiamo notare, l'Italia è costellata di puntini colorati: ciascuno di questi rappresenta un terremoto di magnitudo superiore a 2.0 e tanto più aumenta la loro dimensione, tanto più grande è la loro magnitudo. Il fatto che siano all'incirca tutti della stessa dimensione, indica che negli ultimi tre mesi non si sono verificati eventi particolarmente intensi.
Il colore dei punti rappresenta invece la loro profondità ipocentrale:
- Arancione 0-10 km;
- Giallo 10-20 km;
- Verde 20-60 km;
- Blu 60-300 km;
- Fucsia 300-500 km;
- Rosso 500-800 km.
Ovviamente esistono alcune zone all'interno delle quali i terremoti sono più frequenti: un esempio eclatante è quello dei Campi Flegrei. Qui, come ben visibile dall'immagine seguente, è presente un'altissima concentrazione di terremoti superficiali, legati non a cause tettoniche – come per la maggior parte dei casi – ma al bradisismo.

A livello nazionale la distribuzione dei terremoti, come anticipato, è concentrata soprattutto lungo gli Appennini. Questo non ci dovrebbe stupire perché queste sono le aree storicamente più sismiche, nonché quelle indicate come più pericolose dalla mappa della pericolosità sismica del territorio italiano, redatta sempre dall'INGV.

Le aree in viola e rosso sono quelle dalla maggiore accelerazione del suolo (e quindi dalla pericolosità più alta) e, guarda caso, sono le stesse nelle quali sono stati registrati più terremoti nell'ultimo trimestre.
Se anche decidessimo di allargare l'orizzonte temporale e andare a vedere la situazione negli ultimi 12 mesi, noteremmo come la situazione – pur essendo più variegata – resti sostanzialmente la stessa.
