
La scossa di terremoto di magnitudo 4.6 avvenuta al Campi Flegrei nella notte tra il 12 e il 13 marzo e avvertita in tutta la città di Napoli è correlata, come le precedenti, al sollevamento del suolo dovuto al fenomeno del bradisismo. In particolare, nelle ultime tre settimane il sollevamento ha subìto un’accelerazione: mentre fino a metà febbraio il valore medio della velocità di sollevamento era di 1 cm al mese, ora è di 3 cm al mese. Questo aumento di velocità è stato associato a uno sciame sismico che al momento appare terminato.
Ma che cosa può comportare questa accelerazione e che cosa implica? Una maggiore velocità di sollevamento potrebbe comportare un maggior numero di terremoti anche di magnitudo elevata, anche se non è possibile stabilire quando avverranno né quanto saranno forti. Una deformazione più rapida del suolo non significa però che un’eruzione vulcanica sia imminente. Nonostante nell’ultimo mese sia stato registrato un costante e rapido aumento del sollevamento del suolo e delle emissioni gassose di origine vulcanica, non ci sono evidenze di una risalita del magma. In questo caso, infatti, le reti di monitoraggio dell’INGV-Osservatorio Vesuviano avrebbero rilevato segnali anomali diversi da quelli compatibili con una tipica crisi bradisismica, come il verificarsi di terremoti a bassa frequenza e la presenza di anomalie nell'aspetto delle deformazioni del suolo.
Possibili terremoti più numerosi e intensi ai Campi Flegrei e a Napoli
Il rapido sollevamento della caldera delle ultime settimane rivela un’acutizzazione del fenomeno del bradisismo e potrebbe essere accompagnato da terremoti più numerosi di magnitudo variabile, anche elevata ma comunque – si suppone – non superiore a 5. Si pensa infatti ci sia una correlazione tra la velocità di deformazione e la frequenza dei sismi, dal momento che il sollevamento sottopone le rocce a sforzi più intensi portandole a fratturarsi. In ogni caso, non si può prevedere esattamente né quando accadranno i sismi né quanto saranno forti. Il sollevamento potrebbe anche diminuire nelle prossime settimane, poiché si tratta di un processo che subisce fluttuazioni nel tempo, anche se il quadro è quello di un generale sollevamento che prosegue dal 2005.

La mancanza di evidenze della risalita di magma sotto la caldera del vulcano
Le reti di monitoraggio dei Campi Flegrei registrano continuamente le variazioni dei parametri chimico-fisici in corrispondenza della caldera. Si è visto così che negli ultimi sette anni la concentrazione di CO2 è aumentata notevolmente fino a raggiungere le 5000 tonnellate al giorno e quella di diossido di zolfo è cresciuta di cinque volte. Questa evidenza, insieme al costante sollevamento e ai frequenti terremoti, ha destato enorme preoccupazione nella popolazione. Tuttavia, le attuali manifestazioni sono ancora compatibili con il fenomeno del bradisismo e non implicano un’eruzione vulcanica imminente. Questi fenomeni sono la conseguenza di un aumento della risalita dei gas rilasciati dal magma, come il vapore acqueo, che riscaldano le acque sotterranee causandone l'espansione e quindi un incremento della pressione a una profondità di circa 4 km. Il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mario di Vito precisa però che attualmente non ci sono evidenze che insieme a questi fluidi risalga anche magma.

Quali sono i segnali di una risalita di magma che possono indicare un'eruzione
Come sottolinea Mario di Vito, ai Campi Flegrei le reti di monitoraggio non hanno rilevato terremoti a bassa frequenza, che sono uno dei segnali che preannunciano la risalita di magma. Questo tipo di terremoti si genera quando il magma, esercitando una pressione sulle rocce, le frattura penetrando al loro interno. A questo punto il magma può anche raffreddare nella frattura, a contatto con le rocce circostanti più fredde, e fermarsi. Se però la pressione è molto elevata il magma può risalire ulteriormente fino in superficie generando un’eruzione vulcanica.
Se il magma risalisse lungo una frattura, inoltre, produrrebbe un’anomalia nell’aspetto della deformazione del suolo, che risulterebbe dalle immagini satellitari e dai dati dei sensori GPS. Attualmente questa anomalia non risulta dal monitoraggio.
In conclusione, al momento siamo in presenza di un’intensificazione del bradisismo, come avvenuto già a maggio 2024. È bene ricordare anche che durante la crisi bradisismica del 1982-84 il sollevamento della caldera ha raggiunto addirittura i 9 cm al mese. La fase di sollevamento potrebbe quindi terminare senza eruzioni, anche se non è possibile escludere che in futuro queste abbiano luogo.