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Il G7 (Gruppo dei 7) è il summit che riunisce i Capi di Stato e di Governo delle 7 nazioni più industrializzate del mondo: Canada, Stati Uniti, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito. La presidenza viene detenuta a rotazione da uno dei sette membri: l’anno scorso era a presidenza italiana, quest’anno è il Canada il Paese designato a detenerla, per la settima volta. Il vertice si svolge a Kananaskis, nella provincia occidentale di Alberta. Oltre ai sette membri, il primo ministro canadese Mark Carney ha invitato anche altri Paesi come ospiti, tra cui Messico ed India che hanno già confermato la propria partecipazione.
La storia, la nascita e i Paesi del G7
Il G7 nacque nel 1975, durante un vertice che si svolse in Francia, nel castello di Rambouillet, con i capi di Stato di sei Paesi: Francia, Giappone, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. La nazione mancante all'epoca era il Canada, il quale si unì nel 1976, dando vita al cosiddetto G7 o Gruppo dei 7. La prima riunione informale fu organizzata dal Presidente francese V. Giscard d’Estaing insieme al cancelliere tedesco Helmut Schmidt, in seguito allo shock petrolifero del 1973 che aveva messo in crisi l’economia globale, per cercare una linea comune di fronte all’instabilità finanziaria ed economica. Dal 1975 ogni anno i Capi di Stato e di Governo dei 7 Paesi membri si riuniscono per discutere congiuntamente temi economici, di sicurezza, cambiamenti climatici o questioni energetiche. Alle riunioni ministeriali, che sono numerose durante l'anno, partecipano anche istituzioni finanziarie internazionali congiuntamente ad alcuni Paesi non G7 in via di sviluppo. Anche l’Unione Europea, dal Summit di Ottawa nel 1981 (quando ancora era denominata Comunità Europea), prende parte al G7, rappresentata dal Presidente del Consiglio Europeo e dal Presidente della Commissione Europea. Nel 1997 anche la Russia si unì al gruppo, dando vita al cosiddetto G8, che fu sospeso però nel 2014 dopo l'invasione della Crimea: proprio questo punto ha sollevato le critiche dell’attuale Presidente statunitense Donald Trump, che ha considerato un errore la sospensione della Russia. I Paesi membri del G7 rappresentano circa il 10% della popolazione mondiale e il 45% del reddito nazionale lordo globale.

La Presidenza e l'organizzazione
Ogni anno uno dei Paesi membri, a rotazione, detiene la presidenza del G7 con una durata annuale: la rotazione avviene secondo quest'ordine: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Giappone, Italia, Canada, Francia. Nel 2024 è stata proprio l’Italia a detenere la presidenza, un compito che consiste nel delineare le priorità del gruppo e le linee da seguire, insieme al coordinamento ed organizzazione degli incontri e delle attività dei Paesi membri. I vertici e gli incontri tra i membri del G7 sono preparati dai cosiddetti “sherpa”, ossia dai rappresentanti politici dei capi di Stato e di governo. L’origine del nome deriva dal tibetano "shar-pa" il cui significato è "Uomo dell'Est": si riferisce ad alcune etnie indigene che sono guide d'alta quota sulle vette dell'Himalaya. Allo stesso modo, gli "Sherpa" nel G7 e in altri vertici internazionali sono coloro che gestiscono la fase organizzativa precedente alle riunioni dei capi di Stato e di governo.

La partecipazione dell’Italia e i temi sul tavolo quest'anno
L’Italia è uno dei sei Paesi membri fondatori del G7, avendo partecipato fin dal primo summit del 1975. È considerata una delle sette economie più industrializzate al mondo. Durante il vertice iniziale del G6, insieme ai capi di Stato e di governo degli altri Paesi, fu adottata una Dichiarazione congiunta in quindici punti, nota come Dichiarazione di Rambouillet, nella quale si concordò di riunirsi annualmente, con una presidenza a rotazione.
I temi caldi del summit del G7 in corso in Canada riguardano principalmente la situazione in Medio Oriente, con particolare attenzione alla guerra tra Iran e Israele e alla situazione della Striscia di Gaza, oltre al perdurare del conflitto in Ucraina. Un’altra questione centrale è quella dei dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti, che colpiscono anche l’Unione Europea, insieme al complesso tema migratorio. Su quest’ultimo aspetto, la presidenza canadese ha scelto di proseguire nel solco tracciato dal G7 italiano dell’anno precedente, dunque continuando ad unire sviluppo e sicurezza nella gestione dei flussi migratori, collaborando con i Paesi africani come veri partner per affrontare il fenomeno migratorio in modo condiviso e a lungo termine, senza soluzioni d’emergenza o isolazioniste. Durante il vertice non sono mancati momenti di tensione tra il Canada, Paese ospitante, e il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale ha proposto il coinvolgimento del Presidente russo Vladimir Putin come mediatore nel conflitto tra Israele e Iran. Questa ipotesi ha generato sorpresa e dissenso, in particolare a causa del ruolo della Russia nella guerra in Ucraina. Inoltre, gli Stati Uniti hanno avanzato l’idea di allargare il G7 alla Russia o alla Cina, trasformandolo potenzialmente in un G9.
Per quanto riguarda i dazi sui prodotti europei esportati negli Stati Uniti, Washington ha proposto di fissare una tariffa del 10%, una condizione che l’Unione Europea sembra pronta ad accettare per evitare misure più penalizzanti su categorie strategiche come automobili, farmaci ed elettronica.
Le dichiarazioni dei sette Paesi membri
Nonostante il Presidente statunitense Trump abbia abbandonato il summit con un giorno d’anticipo, e all'inizio sembrasse poco propenso a firmare la bozza di accordo, alla fine tutti i Paesi membri del G7 hanno approvato una dichiarazione congiunta sulla situazione in Medio Oriente, in cui menzionano e chiedono una de-escalation delle ostilità, compresa una menzione su un cessate il fuoco a Gaza e la necessità di proteggere i civili. A causa delle rimostranze a firmare del Presidente degli Stati Uniti, la bozza di accordo è stata modificata ribadendo nel testo che Israele ha diritto di difendersi e che l’Iran rappresenta la principale fonte di instabilità nella regione. Sempre in merito all'Iran, è stato inoltre chiarito nel testo che non potrà mai possedere un'arma nucleare:
Ribadiamo il nostro impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente. In questo contesto, affermiamo che Israele ha il diritto di difendersi. Ribadiamo il nostro sostegno alla sicurezza di Israele. L'Iran è la principale fonte di instabilità e terrorismo nella regione. Siamo stati costantemente chiari sul fatto che l'Iran non potrà mai possedere un'arma nucleare. Esortiamo affinché la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, incluso un cessate il fuoco a Gaza.
Per quanto riguarda gli altri temi sul tavolo, sono state create sei dichiarazioni distinte, al posto della dichiarazione congiunta finale: oltre a quella sulla guerra Iran-Israele, le dichiarazioni riguardano l'approvvigionamento di materie prime critiche (ossia i minerali, metalli ed elementi strategici per la transizione energetica e l'economia), l'uso e regolamentazione dell'intelligenza artificiale, la questione migratoria, le tecnologie quantistiche, la repressione transnazionale e la prevenzione degli incendi.