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23 Marzo 2025
11:00

Conscio, inconscio e subconscio per Sigmund Freud: quali sono le differenze e come funzionano

Lo psicoanalista Sigmund Freud divise la mente in "tre livelli": conscio, inconscio e subconscio. Il primo riguarda i pensieri consapevoli, l’inconscio i ricordi repressi, mentre il subconscio è una zona intermedia. Oggi, la psicologia cognitiva non utilizza questi termini in modo rigido ma vediamo cosa sono per Freud e le differenze nello specifico.

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Conscio, inconscio e subconscio per Sigmund Freud: quali sono le differenze e come funzionano
Conscio inconscio e subconscio

Avete mai sentito parlare di inconscio e subconscio? La divisione tra conscio, inconscio e subconscio (o preconscio) è stata proposta da Sigmund Freud per dividere tre componenti della nostra mente che, a suo parere, definiscono e influenzano i nostri comportamenti. "L'interpretazione dei sogni", pubblicato nel 1899, è un'opera fondamentale di Freud, in cui egli sviluppa la sua prima teoria sulla struttura della mente, nota come "prima topica", in cui descrive la mente come divisa nei tre sistemi. Con questa "topica" lo psicoanalista spiegò come le forze inconsce, insieme a quelle consce, modellano il comportamento umano, spesso in modi complessi e nascosti. Il conscio riguarda i pensieri e le percezioni consapevoli, l’inconscio i ricordi e i desideri repressi, mentre il subconscio è una zona intermedia tra le altre due. Successivamente, la psicologia cognitiva ha contribuito a chiarire che numerosi processi, quali l’elaborazione delle emozioni e la formazione di giudizi, avvengono in maniera automatica, senza l’intervento della mente conscia. Nonostante l'importanza storica dei "tre livelli", questi termini sono utilizzati oggi in maniera meno rigida.

I tre livelli della mente di Freud: cosa sono e cosa significano

Il termine conscio si riferisce alla parte della mente di cui siamo attivamente consapevoli: qui risiedono i pensieri, le percezioni e i processi deliberati che utilizziamo per interagire con il mondo in tempo reale. L’inconscio invece rappresenta una vasta porzione dell’attività mentale che sfugge alla consapevolezza: Freud evidenziava come pensieri, desideri e ricordi repressi o al di sotto della soglia di consapevolezza potessero influenzare il comportamento anche se non accessibili alla coscienza. Il concetto di subconscio è meno definito in ambito scientifico, anche se viene comunemente utilizzato per indicare una zona intermedia tra il conscio e l’inconscio, una zona che ospiterebbe ricordi ed esperienze non immediatamente accessibili, ma che possono essere recuperati con poca difficoltà. Nonostante la loro importanza storica, questi termini sono utilizzati oggi in maniera meno rigida.

La mente cosciente, regno della consapevolezza

La mente conscia comprende tutte le attività cognitive di cui siamo consapevoli e che possiamo controllare deliberatamente. Essa include le funzioni della memoria di lavoro, il ragionamento logico e il monitoraggio delle percezioni sensoriali. La ricerca neuroscientifica ha evidenziato che aree come la corteccia prefrontale dorsolaterale sono cruciali per queste funzioni, ovvero si attivano intensamente quando controlliamo i nostri pensieri. Studi con tecniche di imaging cerebrale hanno dimostrato che durante compiti che richiedono attenzione consapevole, l’attività neurale si concentra nelle aree dietro la nostra fronte (nella corteccia prefrontale) confermando la stretta correlazione tra consapevolezza e controllo esecutivo.

Immagine
Sigmund Freud. Credit: Max Halberstadt, via Wikimedia Commons

L'inconscio, luogo di desideri e ricordi repressi

L’inconscio è stato storicamente definito da Freud come un magazzino nel quale l'essere umano mette continuamente contenuti mentali che reprime o cerca di negare, un calderone di pulsioni, desideri e ricordi dolorosi o inaccettabili per la mente conscia. Sebbene il modello psicoanalitico abbia subito numerose critiche e revisioni, numerosi studi di psicologia sperimentale e neuroscienze supportano l’idea che gran parte dell’elaborazione cognitiva avvenga al di fuori della consapevolezza. Ad esempio, la ricerca sulle memorie implicite ha evidenziato che il cervello è in grado di immagazzinare ed elaborare informazioni senza che queste diventino immediatamente consapevoli, influenzando così il comportamento e le reazioni emotive.

Inoltre, ricerche sugli effetti di stimoli al di sotto della soglia di consapevolezza (ossia stimoli di brevissima durata) possono attivare specifiche associazioni e influenzare giudizi e decisioni in maniera significativa. Queste ricerche hanno evidenziato che, anche quando un soggetto non è consapevole di uno stimolo, questo viene comunque processato in aree cerebrali specifiche, suggerendo un’architettura cognitiva complessa in cui l’inconscio gioca un ruolo fondamentale nel nostro comportamento.

Il subconscio, un livello intermedio non sempre chiaro da distinguere

Il termine subconscio è ampiamente utilizzato nel linguaggio comune e in alcune correnti psicologiche per indicare quella parte della mente che funge da intermediario tra conscio e inconscio. Tuttavia, dal punto di vista scientifico, la distinzione non è sempre chiara. Lo stesso Freud riteneva che il termine fosse impreciso, preferendo il termine preconscio, e molti psicologi moderni evitano questo termine, che rischia di creare confusione. Se dovessimo fare un esempio per capire meglio quale contenuto mentale potremmo definire subconscio, pensiamo a un indirizzo o a un nome dimenticato momentaneamente, che può essere recuperato senza particolari difficoltà. Queste informazioni rientrano in questa categoria, proprio per la loro immediata possibilità di diventare conscie.

La letteratura contemporanea tende a non utilizzare il termine subconscio, preferendo indicare esplicitamente i processi automatici o impliciti di molte attività cognitive a metà tra uno sviluppo totalmente inconscio e una componente consapevole, come la formazione di abitudini o la codifica di ricordi. Quindi, sebbene il termine “subconscio” possa essere utile in un contesto divulgativo, è consigliabile utilizzarlo con cautela, specificando che designa quei processi mentali non immediatamente accessibili alla coscienza, ma che possono comunque influenzare il comportamento e le emozioni.

Alcune tecniche terapeutiche lavorano a cavallo tra conscio e inconscio

Oggi i ricercatori sono molto più cauti rispetto ai primi decenni del secolo scorso nel cercare di definire i processi inconsci e subconsci, o addirittura interpretarli in chiave onirica o in termini di pulsioni sessuali o affettive. Sul fronte psicologico e psicoterapeutico, i termini sono diventati più fluidi e meno netti e si utilizzano tecniche che lavorano a cavallo tra conscio e inconscio, come l'ipnosi o l'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), per agevolare il passaggio di informazioni che operano a livello non conscio verso la consapevolezza.

EMDR subconscio
L’EMDR utilizza movimenti oculari alternati per il trattamento di traumi e forme di stress post traumatico.

Queste tecniche permettono di modificare la soglia con cui uno stimolo diventa “consapevole” o di lavorare su processi corporei (come nel caso dell'EMDR) per rimodulare risposte emotive traumatiche e modificare le risposte comportamentali disfunzionali. Oggi, dunque, il panorama è più affollato, e presta particolare attenzione al corpo, alla sua biologia e ai suoi automatismi, in virtù della crescente consapevolezza che le scienze cognitive stanno acquisendo sul ruolo del corpo sui nostri pensieri e sulle nostre azioni.

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