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7 Ottobre 2023
12:00

La peste nera del ‘300, quando il mondo fu vittima della peggiore pandemia della storia

La “morte nera”, la terribile pandemia del XIV secolo, uccise decine, se non centinaia, di milioni di persone in Europa, in Africa e in Asia, sconvolgendone la vita sociale ed economica. La peste, però, insegnò anche come contenere le epidemie.

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La peste nera del ‘300, quando il mondo fu vittima della peggiore pandemia della storia
peste del 300

Nel XIV secolo la peste nera provocò la più terribile pandemia della storia, che colpì l'europa dal 1347 al 1353. Il contagio ebbe origine in Asia centrale e, viaggiando lungo le antiche rotte commerciali, raggiunse l’Europa nel 1347. Nel volgere di pochi anni l’intero continente fu infettato. Le vittime si contarono a decine di milioni e la vita sociale ed economica risultò sconvolta. All’epoca, del resto, non esistevano né cure mediche né misure per limitare i contagi e la popolazione si affidò soprattutto alla religione e all’irrazionale. Tuttavia i medici del tempo, pur ignorando l’esistenza dei batteri, intuirono alcune caratteristiche della trasmissione del contagio e durante la pandemia le autorità politiche introdussero le prime misure di prevenzione. Negli anni successivi le misure furono migliorate e consentirono di limitare la diffusione delle epidemie.

Cos'è la peste

La peste è una malattia infettiva provocata da un batterio, lo yersinia pestis, che infesta i roditori, in particolare ratti e marmotte. Esistono tre forme principali della malattia: bubbonica, setticemica e polmonare. In molti casi il batterio è trasmesso agli esseri umani dalle pulci, che mordono prima i roditori infetti e poi gli uomini. Tuttavia è possibile anche il contagio diretto, da uomo a uomo.

Batteri Yersinia pestis nella gola di una pulce
Batteri Yersinia pestis nella gola di una pulce

La peste è ancora endemica in alcune aree del mondo, ma oggi è facilmente curabile ed esiste persino un vaccino per prevenirla. In passato, invece, era la malattia infettiva più temuta. Tra il VI e l’VIII secolo d. C. numerose epidemie di peste flagellarono l’Europa, l’Asia e il Nord-Africa, ma dopo l’anno 750 la malattia scomparve, per ragioni mai chiarite del tutto. Il batterio, però, continuò a infestare i roditori, pronto a contagiare nuovamente gli esseri umani quando se ne sarebbe presentata l’occasione.

L’inizio della pandemia

La peste ricomparve nel modo più tragico nel XIV secolo. La pandemia ebbe origine in Asia centrale nel 1331 e da lì iniziò un tragico “viaggio”, trasportata dai mercanti che si muovevano lungo la via della seta.

Nel 1345 la peste arrivò in Russia e l’anno successivo raggiunse Caffa (oggi Feodosia), una colonia genovese in Crimea, in quel momento assediata dai mongoli. Secondo le cronache del tempo, gli assedianti sperimentarono una tecnica di guerra batteriologica, lanciando nella città alcuni cadaveri infetti, e così favorirono la diffusione del contagio. Caffa, inoltre, era un importante scalo commerciale e le navi che partivano dal suo porto, sulle quali inevitabilmente viaggiavano anche i topi, contribuirono a diffondere la peste in Europa.

Il trionfo dell morte, dipinto di P. Bruegel
Il trionfo dell morte, dipinto di P. Bruegel

La peste dall’Asia all’Europa

Nel 1347 la pandemia raggiunse Costantinopoli e l’Egitto e pochi mesi dopo “sbarcò” a Messina. In genere la malattia circolava nelle località colpite per un periodo di 6-8 mesi, prima di abbandonarle e spostarsi altrove. In Italia l’anno più tragico fu il 1348, nel corso del quale l’intera Penisola fu contagiata. Negli anni successivi la pandemia continuò il suo viaggio, infettando l’Europa settentrionale e orientale, e si esaurì solo nel 1353. Dopo di allora, la peste continuò a “visitare” l’Europa con ondate periodiche fino al ‘700.

Diffusione della peste in Europa (credit Flappiefh)
Diffusione della peste in Europa (credit Flappiefh)

Cause, sintomi e stima dei morti

Le ragioni per la quale si sviluppò la pandemia non sono determinabili con certezza. Probabilmente, alcuni cambiamenti del clima e degli ecosistemi provocarono la migrazione dei roditori verso aree più popolate, dando inizio al contagio. In seguito, la diffusione del morbo fu agevolata dalla presenza di fitti scambi commerciali terrestri e marittimi, dalla mancanza di igiene e dalle cattive condizioni di salute della popolazione (negli anni precedenti c’erano state diverse carestie).

I sintomi di chi era contagiato erano terribili: febbre anche oltre i 40 gradi, cefalea, comparsa di bubboni (dai cui il termine “pesta bubbonica”), necrosi agli arti. La morte sopraggiungeva nel volgere di 2-3 giorni dalla comparsa dei sintomi.

I bubboni della peste
I bubboni della peste

Il numero di vittime della pandemia non è noto con precisione. Si stima che in Europa morirono 20-25 milioni di persone, e che la malattia ebbe un tasso di mortalità (cioè i morti sul totale della popolazione) di circa il 30% e un tasso di letalità (percentuale dei contagiati che morirono) di circa il 60%. Il calcolo dei morti in Asia e in Africa del Nord è più difficile e le stime complessive oscillano tra 75 e 200 milioni di vittime dal 1331 al 1353. La peste colpì tutte le classi sociali, ma il tasso di mortalità fu più alto nei quartieri popolari delle città.

Scienza e misure sanitarie

La scienza del ‘300 riteneva che le malattie infettive fossero provocate dai miasmi, una sorta di veleni diffusi nell’area. Per questa ragione, per visitare i contagiati i medici indossavano maschere con una sorta di becco, che serviva a filtrare l’aria. Tuttavia i medici, che qualcosa della trasmissione del morbo avevano intuito, cercarono di limitare i contagi, invitando le persone a rifugiarsi in aree poco popolate e a evitare il più possibile i contatti con altri uomini.

Sul momento i risultati furono modesti, perché l’Europa era del tutto impreparata a una malattia che non compariva da molti secoli, ma nel corso della pandemia le autorità introdussero le prime misure di prevenzione: isolamento dei contagiati, riduzione dei contatti umani e degli spostamenti, pulizia dei luoghi pubblici, istituzione di uffici di sanità. Solo poche città, tra le quali Milano, riuscirono a limitare la diffusione del contagio, ma l’esperienza della pandemia consentì di migliorare le misure di prevenzione: i focolai successivi furono contenuti in una o poche città e nessuna epidemia ebbe la stessa diffusione della "morte nera".

Il medico della peste
Il medico della peste

Le reazioni della popolazione

Nel ‘300, l’opinione generale voleva che la peste fosse un castigo di Dio e, per tale ragione, pressoché ovunque si moltiplicarono le cerimonie religiose e le processioni, che ebbero l’effetto di aumentare i contagi. Assai frequente fu il ricorso all’irrazionale e a sistemi come amuleti, cure “alternative”, ecc.

La popolazione cercò anche un capro espiatorio, cioè un responsabile della pandemia, e lo individuò negli ebrei, avanzando l’idea che avessero avvelenato i pozzi per provocare la peste. In tutta Europa bande di fanatici assalirono e massacrarono le comunità israelite, uccidendo circa 50.000 persone.

Rogo di ebrei in una miniatura del 1349
Rogo di ebrei in una miniatura del 1349

Le conseguenze della peste del ‘300

La peste provocò una sensibile riduzione della popolazione e, a medio termine, garantì migliori condizioni di vita ai sopravvissuti. Nelle aree rurali furono abbandonati i terreni meno fertili, il che fece aumentare la produttività del lavoro, e nelle città, a causa della carenza di manodopera, i salari migliorarono.

Sul piano culturale, la peste offrì una chiara dimostrazione della fragilità dell’esistenza umana. Molte persone si rifugiarono nell’edonismo, cercando di godersi i piaceri della vita finché potevano. Inoltre, secondo alcuni studiosi la peste mise in discussione le concezioni medievali dell’uomo e del mondo, dando avvio alla rivoluzione culturale che sarebbe sfociata nell’Umanesimo e nel Rinascimento. Si tratta, però, di un’ipotesi non provata.

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