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14 Febbraio 2024
15:37

Vulcani extraterrestri: dove si trovano i principali nel Sistema Solare

La Terra non è l'unico corpo celeste conosciuto a essere stato modellato da fenomeni vulcanici; tracce lasciate da attività vulcanica sono presenti su Marte, Mercurio, Venere e la Luna. Io, una delle lune di Giove, è il luogo più attivo vulcanicamente di tutto il sistema solare.

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Vulcani extraterrestri: dove si trovano i principali nel Sistema Solare
vulcani sistema solare

I fenomeni vulcanici hanno avuto un ruolo cruciale nel modellare la superficie terrestre, influenzare la composizione dell'atmosfera e condizionare lo sviluppo della vita, oltre a provocarne l'estinzione. Le attività vulcaniche sono la prova tangibile che il nostro pianeta è dinamico, caldo e attivo sotto la sua superficie. La Terra, però, non è l'unico corpo celeste del Sistema Solare modellato dall'attività vulcanica.

Crateri e distese laviche sono le cicatrici lasciate da eruzioni vulcaniche, talvolta disastrose, avvenute centinaia di milioni o addirittura miliardi di anni fa su Marte, Mercurio e la Luna. Eruzioni vulcaniche recenti sono state identificate su Venere, mentre Io, il terzo satellite di Giove per grandezza, è il corpo celeste più attivo vulcanicamente dell'intero Sistema Solare. Vulcani attivi e ormai estinti ci rivelano la storia geologica di altri corpi rocciosi spaziali, fornendoci informazioni sulle dinamiche interne alla superficie e dettagli su come questi corpi e le loro atmosfere si siano evoluti nel corso della storia geologica.

Ceraunius Tholus e Uranius Tholus sono due vulcani vicini nella regione Tharsis di Marte. Credits: ESA.
Ceraunius Tholus e Uranius Tholus sono due vulcani vicini nella regione Tharsis di Marte. Credits: ESA.

I vulcani di Mercurio

L'idea che la superficie di Mercurio mostrasse i segni di un passato vulcanico fu inizialmente scartata nella prima metà del 1970, quando le immagini catturate dalla sonda Mariner 10 mostrarono una superficie apparentemente piatta. Tuttavia le immagine ad alta risoluzione prodotte tra il 2011 e il 2015 dalla sonda Messenger della NASA ribaltarono radicalmente l’opinione degli esperti. Vaste regioni pianeggianti, che costituiscono circa il 27% della superficie del pianeta e si concentrano prevalentemente nell'emisfero nord, rappresentano enormi distese vulcaniche punteggiate da crateri formati dal collasso o dall'esplosione di caldere magmatiche. Da queste aree si sono originate colate laviche e piroclastiche che, nel tempo, si sono consolidate in rocce. Gli scienziati pensano che alcuni flussi lavici abbiano un’età compresa tra uno e due miliardi di anni, indicando che l'attività vulcanica ha interessato Mercurio per un lungo periodo fin dalla sua formazione, avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa.

Vista, con finti colori, della piana vulcanica nella porzione pianure vulcaniche settentrionali di Mercurio. Nella parte inferiore destra dell’immagine, è visibile un grande bacino d’impatto bacino quasi completamente riempito di lava. Creste nella porzione inferiore sinistra dell’immagine sono il risultato del raffreddamento della lava. Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington.
Vista, con finti colori, della piana vulcanica nella porzione pianure vulcaniche settentrionali di Mercurio. Nella parte inferiore destra dell'immagine, è visibile un grande bacino d'impatto bacino quasi completamente riempito di lava. Creste nella porzione inferiore sinistra dell'immagine sono il risultato del raffreddamento della lava. Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington.

L’attività vulcanica recente di Venere

Sotto la sua densa atmosfera, la superficie di Venere è coperta per oltre l'80% da materiale vulcanico, confermando che il pianeta gemello della Terra è stato caratterizzato, in passato, da un'intensa attività vulcanica. Analizzando le immagini radar prodotte dalla sonda Magellan tra il 1990 e il 1992, alcuni scienziati della NASA hanno trovato prove di recente attività vulcanica sulla superficie di Venere. La dimensione della bocca vulcanica del Maat Mons, un vulcano alto poco più di 8 km e largo circa 395 km, è raddoppiata, passando da 2,2 km2 nel febbraio 1991 a oltre 4 km2 nel mese di ottobre dello stesso anno. Inoltre, un lago di lava con una superficie solidificata avrebbe riempito il cratere, segno evidente che l'attività vulcanica prosegue ancora oggi su Venere.

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Dati di altitudine per il Monte Maat sulla superficie di Venere, con le aree interessate dai cambiamenti evidenziate nei box in b/n. Credits: R. Herrick/UAF.

I vulcani lunari

Gran parte della superficie lunare è ricoperta da antiche colate basaltiche, la maggior parte risalenti a oltre 3 miliardi di anni fa. Uno dei complessi vulcanici più grandi è denominato Marius Hills e si trova nell’Oceanus Procellarum, una vasta distesa vulcanica visibile dalla Terra nella margine orientale del nostro satellite. Il complesso Marius Hills comprende numerosi domi vulcanici e edifici con altezze fino a 500 metri e si estende per circa 35.000 km2.

Posizione dei grandi vulcani a scudo sulla Luna. Credits: Spudis et al., 2013/ JGR Planets.
Posizione dei grandi vulcani a scudo sulla Luna. Credits: Spudis et al., 2013/ JGR Planets.

Utilizzando il Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA, un team di ricercatori dell'Università dell'Arizona ha individuato 70 regioni sulla superficie lunare in cui si possono osservare crateri e depositi vulcanici ben conservati, il che punta ad un’attività vulcanica più recente. Queste aree, denominate Irregular Mare Patch (IMP), hanno dimensioni ridotte (pochi km in larghezza), non sono visibili a occhio nudo e si stima abbiano meno di 100 milioni di anni. La loro esistenza indica che la Luna era attiva vulcanicamente quando i dinosauri popolavano la Terra.

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Dettaglio di Ina, una depressione irregolare (IMP) che si estende circa 2 km in larghezza e 3 in lunghezza alla sommità di un antico vulcano a scudo. a) Immagine catturata dal Lunar Reconnaissance Orbiter, b) dettaglio topografico, c) inclinazione del pendio. Credits: Qiao et al 2021 / The Planetary Science Journal.

I giganti di Marte

Marte è uno dei pianeti del sistema solare che mostra il maggior numero di vulcani e rocce vulcaniche, superando anche la Terra nonostante le sue dimensioni siano circa la metà. I vulcani sulla superficie del pianeta rosso sono le cicatrici di un'attività intensa e distruttiva che, secondo alcuni ricercatori, sarebbe stata la causa principale del collasso dell'atmosfera marziana.

La depressione di Eden Patera su Marte. L’immagine a sinistra mostra la topografia, che diminuisce dal giallo al blu. Nell’immagine a destra, i colori sono stati alterati per risaltare il materiale più recente con un colore scuro. Crediti: NASA.
La depressione di Eden Patera su Marte. L'immagine a sinistra mostra la topografia, che diminuisce dal giallo al blu. Nell'immagine a destra, i colori sono stati alterati per risaltare il materiale più recente con un colore scuro. Crediti: NASA.

Numerose caldere nella regione di Arabia Terra, nell'emisfero nord di Marte, testimoniano una violenta fase vulcanica caratterizzata da migliaia di supereruzioni, eruzioni così colossali da bloccare i raggi solari e alterare il clima del pianeta per decenni. Questa fase si sarebbe prolungata all’interno di un periodo di 500 milioni di anni, circa 4 miliardi di anni fa. Alcune caldere raggiungono dimensioni impressionanti, come Eden Patera, che si estende per circa 85 km. Per un paragone, i Campi Flegrei sulla Terra non superano i 20 km di larghezza.

Marte ospita anche alcuni dei più grandi edifici vulcanici dell'intero sistema solare. Il più celebre è Olympus Mons, un vulcano a scudo alto più 21 km, quasi tre volte l'altezza del Monte Everest, con un diametro di 624 km e un'area di circa 300.000 km². A titolo di comparazione, la superficie dell'Italia è di 302.073 km². L'ultima eruzione di questo gigante risale a circa 25 milioni di anni fa.

Olympus Mons, il Monte Everest e il Vulcano Manua Kea a confronto. Crediti: CC BY–SA 3.0 Wikimedia Commons.
Olympus Mons, il Monte Everest e il Vulcano Manua Kea a confronto. Crediti: CC BY–SA 3.0 Wikimedia Commons.

Il satellite Io, il luogo vulcanicamente più attivo del sistema solare

Con oltre 400 vulcani attivi, Io, la terza luna di Giove per grandezza, è il corpo celeste vulcanicamente più attivo dell'intero sistema solare. La sua superficie è completamente ricoperta da colate laviche, crateri e fessure vulcaniche, e persino vasti oceani di lava. La notevole attività vulcanica di Io è principalmente dovuta all'intensa attrazione gravitazionale esercitata dal gigante gassoso Giove e dal suo satellite Europa.

Le eruzioni su Io sono talmente violente da produrre pennacchi di materiale che si elevano per oltre 500 km dalla superficie, diventando visibili anche dalla Terra attraverso telescopi potenti e raggiungendo velocità comprese tra 1100 e 3600 km/h. Nel 1979, la sonda Voyager 1 ha catturato immagini di Loki Patera, il vulcano più potente dell’intero sistema solare, la cui caldera oggi ospita un lago di lava.

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Immagine del satellite Io, con pennacchio vulcanico acquisita dalla sonda Galileo nel 1997. Credits: NASA.
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