Dopo il contrattacco ucraino avvenuto nelle scorse settimane, il presidente russo Vladimir Putin doveva parlare alla nazione ieri sera alle 20, ma il suo discorso era stato misteriosamente rimandato a stamattina. Ebbene, Putin stamattina ha parlato, annunciando la mobilitazione militare parziale, e le sue parole segnano una nuova fase della guerra in Ucraina, iniziata nel febbraio 2022.
Cos'è la mobilitazione militare parziale
La Russia ha annunciato una mobilitazione militare parziale dell'esercito, richiamando in servizio 300.000 cittadini riservisti, scelti tra coloro che hanno compiuto in passato il servizio militare. Questi uomini dovranno svolgere un breve periodo di riaddestramento, prima di essere inviati in Ucraina a combattere.
Il discorso di Putin
Putin ha affermato che l'obiettivo dell'operazione militare speciale iniziata il 24 febbraio rimane la liberazione del Donbass e ha sottolineato che la Federazione Russa sosterrà i referendum con cui le autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk richiederanno l'annessione alla Russia. Il Donbass, ha affermato Putin, è la linea rossa di questa guerra: la Russia non si fermerà se Kiev non accetterà la perdita di quel territorio.
Il presidente russo, inoltre, non si è risparmiato sul possibile impiego di armi nucleari, affermando che l'Occidente dovrebbe tenere bene a mente che l'arsenale atomico russo è pronto a essere utilizzato qualora la Russia venisse minacciata direttamente. Sempre sul versante degli armamenti, Putin ha richiesto al comparto industriale di accelerare con la produzione di armi per sostenere lo sforzo bellico che la Russia intraprenderà nelle prossime settimane.
In conclusione, Putin ha segnalato che il vero nemico della Russia è l'Occidente, che – a detta del Presidente russo – usa l'Ucraina come "carne da cannone" per distruggere la Russia.
Cosa significano le parole di Putin
La controffensiva ucraina ha messo in grande difficolta la Russia sul campo, perché le truppe di Kiev erano oramai prossime a entrare nel Donbass. In questo senso, annettere alla Russia le autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk permette a Putin di considerare un attacco ucraino ad esse come un attacco diretto alla Russia, a cui Mosca potrebbe rispondere o con la mobilitazione generale o, qualora dovesse sentirsi davvero minacciata esistenzialmente, con l'arma nucleare.
Tuttavia, il discorso di Putin segnala anche come il progetto originario della Russia, che era quello di far tornare Kiev nella sfera d'influenza russa, sia definitivamente fallito. Da questo punto di vista, pur nella brutalità dei toni, il discorso di Putin può essere interpretato come un'apertura a un possibile tavolo di trattativa, perché di fatto mette nero su bianco la rinuncia russa a far tornare l'Ucraina nella sua sfera d'influenza.
Inoltre, non bisogna dimenticare che Putin ha tenuto questo discorso dopo il vertice di Samarcanda, nel quale è stato redarguito da Cina e India per gli effetti collaterali generati da una guerra che il presidente russo pensava di vincere in pochi giorni. Putin non può né capitolare né conquistare l'Ucraina, e dunque cerca di raggiungere un compromesso che gli permetta di poter affermare, almeno in patria, che l'operazione militare speciale sia riuscita.
Le risposte dell'Occidente
Gli ucraini, dal canto loro, non accettano la perdita del Donbass. Anzi, il governo ucraino fa sapere che il referendum con cui le repubbliche di Donetsk e Lugansk richiederanno l'annessione alla Russia "chiuderà ogni finestra di dialogo". Ovviamente, dopo mesi di guerra e proprio mentre la controffensiva avanza, Kiev non vuole accettare alcun compromesso e trova l'appoggio di Polonia e Paesi baltici.
L'Unione Europea ha interpretato il discorso di Putin come il discorso di un "disperato", ma non è chiara la reazione che seguirà. Proprio ieri, il responsabile degli esteri dell'UE Borrell ha affermato che "non sa" come si comporterà l'Unione Europea.
Si attende con trepidazione, invece, la posizione americana: se gli USA dovessero ritenere accettabile il compromesso, allora Washington dovrà spiegare questa posizione a Kiev, che ha tutt'ora bisogno di armi americane, oltre che di supporto tecnico e d'intelligence. Se invece Washington decidesse di assecondare la postura combattiva di Kiev (oltre che di Polonia e baltici), allora potremmo andare incontro a un'importante escalation: se le autoproclamate repubbliche del Donbass venissero annesse alla Russia e gli americani appoggiassero un attacco di Kiev ad esse, allora Putin potrebbe accusare la NATO di fiancheggiare l'invasione della Russia. A quel punto, le conseguenze sarebbero imprevedibili.