0 risultati
video suggerito
video suggerito
9 Ottobre 2023
16:00

La storia e l’evoluzione demografica dei Campi Flegrei

Un territorio soggetto al bradisismo e a seri rischi sismici, ma con una storia millenaria di prestigio economico e militare. Questo e altro sono i Campi Flegrei, oggi abitati da centinaia di migliaia di persone.

A cura di Erminio Fonzo
19 condivisioni
La storia e l’evoluzione demografica dei Campi Flegrei
Immagine

I Campi Flegrei sono tornati al centro dell'attenzione per i continui terremoti legati alla crisi bradisismica in corso, specialmente dopo l'intensificarsi degli sciami sismici nella zona e i recenti terremoti di magnitudo 3.8 e 4.2.

Dal punto di vista storico, i Campi Flegrei sono abitati da quasi tremila anni. Nell’VIII secolo a. C. la zona attirò i colonizzatori provenienti dalla Grecia, che vi fondarono numerosi insediamenti, e in epoca romana raggiunse un elevato livello di sviluppo, perché divenne una meta di villeggiatura e un importante centro militare ed economico. La crescita dei Campi Flegrei fu parallela a quella di Neapolis, anch’essa fondata da coloni di origine greca.

Dopo un declino durato per tutto il Medioevo, l'area iniziò a ripopolarsi nel Cinquecento e nell’ultimo secolo è andata incontro a un vero boom demografico. Ma perché gli abitanti, nonostante il rischio sismico, sono così numerosi? E in che misura la geologia del territorio ha influenzato la demografia?

La fondazione delle città in epoca greca

L’area flegrea cominciò a svilupparsi nell’VIII secolo a.C., quando ebbe inizio la colonizzazione greca dell’Italia meridionale. Gli abitanti della Grecia costretti lasciare le loro città per motivi economici o politici fondarono numerosi insediamenti presso la costa campana. Il primo fu Pithecusa, situato nell'isola di Ischia, al quale fece seguito Cuma, fondato nella zona flegrea intorno al 750 a. C. da coloni provenienti dall’isola dell’Eubea.

Pochi anni dopo nacque Napoli, sulle cui origini sussistono diverse teorie. Secondo la più accreditata, alla fine del VIII secolo una parte degli abitanti di Cuma si trasferì sulla collina di Pizzofalcone (nei pressi di quella che oggi è piazza del Plebiscito) e vi fondò l’insediamento di Parthenope; nel VI secolo altri cumani, costretti a lasciare la loro città a causa delle tensioni politiche, fondarono una colonia nell’area che oggi è occupata dal centro storico. L’insediamento assunse il nome di nea polis, cioè “nuova città” (nuova rispetto a Parthenope, che era la città vecchia).

Nello stesso periodo, anche nell’area flegrea sorsero nuove colonie, come Dicearchia, nata nel VI secolo e oggi diventata Pozzuoli.

Parthenope e Neapolis
Parthenope e Neapolis.

La prosperità dei Campi Flegrei in epoca romana

Nel IV secolo a.C. la Campania entrò a fare parte dei domini di Roma e con il passare degli anni i Campi Flegrei raggiunsero un elevato livello di sviluppo e prosperità, perché numerose famiglie patrizie della capitale, attirate dal clima e dall’ambiente, costruirono nella zona le loro dimore estive. Nacquero così nuovi centri, come Bauli (Bacoli) e Baiae (Baia, oggi frazione di Bacoli).

L’area acquisì importanza anche sul piano militare, perché dal I secolo a. C. ospitò la flotta più grande dell’impero romano, che fu collocata per alcuni anni nel lago Lucrino (che era collegato al mare con un canale) e in seguito trasferita nella località di Miseno (oggi parte del comune di Bacoli), dove restò fino alla fine dell’impero.

Capo Miseno e la spiaggia di Miliscola
Capo Miseno e la spiaggia di Miliscola.

Il declino e l’inizio della rinascita

Il crollo dell’impero di Roma comportò l’inizio del declino dell’area flegrea, che nel V secolo subì le devastazioni dei barbari e nel Medioevo fu vittima anche delle incursioni dei saraceni. La popolazione si ridusse drasticamente: molti insediamenti furono abbandonati, come Cuma, che cessò di esistere all’inizio del XIII secolo, e altri si ridussero a piccoli villaggi, come Pozzuoli.

Il trend discendente si invertì solo nel Cinquecento. Nel 1538 l’eruzione del Monte Nuovo provocò un ulteriore spopolamento, ma il viceré Pedro de Toledo, che governava il Regno di Napoli per conto della monarchia spagnola, si attivò per ripopolare l'area, garantendo dei privilegi fiscali a chi si vi trasferiva. Il viceré, inoltre, fece costruire un palazzo a Pozzuoli e due torri per la difesa dalle incursioni, la Torre di Gaveta e la Torre di Patria, dando così avvio a una lenta ripresa dei Campi Flegrei.

Il vicere Pedro de Toledo
Il vicere Pedro de Toledo.

Negli stessi anni Napoli andò incontro a un rapido incremento demografico e a metà del Seicento raggiunse i 450.000 abitanti, diventando la terza città più popolosa d’Europa dopo Parigi e Londra. Tuttavia,  l’area della città compresa nei Campi Flegrei non faceva ancora parte del centro urbano ed era occupata prevalentemente da casali e villaggi agricoli.

L’industrializzazione dei Campi Flegrei tra Ottocento e Novecento

In età contemporanea i Campi Flegrei sono andati incontro a trasformazioni molto significative. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la zona divenne un importante polo industriale, grazie alla fondazione della fabbrica meccanica Armstrong a Pozzuoli nel 1885, dell’impianto siderurgico dell’Ilva a Bagnoli nel 1910 e di altri stabilimenti minori. L'Armstrong e l'Ilva sono restate in funzione fino ad anni recenti (con cambiamenti della ragione sociale) e, occupando migliaia di operai, hanno favorito la crescita della popolazione. Nella prima metà del Novecento, inoltre, ebbe inizio l’urbanizzazione della zona flegrea del comune di Napoli.

Un altoforno dell'Ilva nel 1909
Un altoforno dell’Ilva.

Il boom del secondo dopoguerra e il trend demografico attuale

Dopo la Seconda guerra mondiale, la crescita demografica divenne molto più rapida. Gli anni ’50-’70, in particolare, furono un periodo di grandi cambiamenti in tutta Italia perché, a causa del declino dell’agricoltura, molti abitanti delle aree rurali si trasferirono nelle zone urbane. Anche Napoli e i Campi Flegrei attrassero popolazione dall’entroterra. La crescita demografica fu particolarmente sensibile nella zona di Napoli appartenente ai Campi Flegrei, ma anche gli altri comuni della zona accolsero nuovi cittadini: Pozzuoli, per esempio, aveva meno di 30.000 abitanti al censimento del 1936 e giunse a 75.000 nel 1991.

Vista aerea di Fuorigrotta (credit napoli-fuorigrotta)
Vista aerea del quartiere di Fuorigrotta (credit napoli–fuorigrotta)

Dopo il 2000, però, la crescita si è interrotta e da alcuni anni i Campi Flegrei, come il resto della Campania, hanno iniziato a perdere abitanti (con differenze a seconda dei comuni). L’immigrazione dall’estero, iniziata negli anni ’80, non ha assunto proporzioni massicce e riesce ad arginare il fenomeno solo parzialmente. Ciò nonostante, la densità di popolazione è ancora molto elevata.

La demografia e i pericoli del territorio flegreo

Nel corso dei secoli, i rischi derivanti dalla geologia dell’area hanno influenzato la demografia in misura non determinante. In alcuni casi, i fenomeni geologici hanno provocato l’abbandono di porzioni di territorio: per esempio, nel Cinquecento l’eruzione del Monte Nuovo comportò lo spopolamento temporaneo di Pozzuoli e tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento il bradisismo provocò, nella medesima cittadina, l’abbandono del Rione Terra. Tuttavia, i cambiamenti più significativi dei trend demografici sono avvenuti per ragioni diverse da quelle ambientali.

Fonti principali
Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views