Molti politici italiani ed europei stanno ipotizzando per l’Italia un futuro da nuovo hub energetico europeo, cioè un punto di scambio centrale del gas naturale e dell'energia da fonti rinnovabili tra Europa e Africa. Lo testimonia il rafforzamento degli accordi con l'Algeria, ma anche il coinvolgimento della Commissione UE che vede nel nostro Paese lo snodo ideale per gli scambi energetici con il continente africano. Scopriamo come l’Italia potrà diventare importante per tutto il settore europeo dell’energia, e quali altri Stati europei oltre al nostro potrebbero ricoprire il ruolo di hub energetico.
Cos’è un hub energetico?
Hub è una parola inglese che significa fulcro o snodo, quindi un punto o elemento centrale di un sistema. Per il mercato del gas naturale, questo termine rappresenta un punto in cui avvengono degli scambi di metano. Esistono hub fisici: ad esempio a Tarvisio, comune del Friuli-Venezia Giulia al confine con l’Austria, si incontrano due gasdotti gestiti da due diverse aziende, Gas Connect Austria e Snam, che a seconda della necessità trasportano il gas verso uno dei due stati.
Esistono poi hub virtuali (o system hub), i quali sono anche noti con il termine “borse del gas”. Questi sono luoghi, come le borse finanziarie, dove si comprano e vendono quantità di gas senza che avvenga in quel preciso momento uno scambio fisico di gas naturale. Un hub virtuale che è diventato recentemente noto è l’olandese Title Transfer Facility (TTF), un punto di scambio virtuale del gas naturale, il che ha giocato un ruolo molto importante nel rincaro del prezzo del gas verificatosi circa un anno fa in tutta Europa.
Quando si sente parlare di hub energetico, quindi, non si intende soltanto un luogo da cui proviene fisicamente energia (sotto forma di gas metano, energia elettrica o in altra forma), ma anche un luogo che giochi un ruolo di primo piano dal punto di vista finanziario.
Il possibile ruolo dell’Italia come hub energetico
A causa dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Europa e in particolare l’Italia hanno intrapreso un percorso per sostituire il gas naturale che arrivava dalla Russia con quello proveniente da altri Stati. Inoltre, è sempre presente la spinta del vecchio continente per diminuire le emissioni inquinanti causate da esso. In questo contesto, l’Italia punta a essere un punto di scambio di gas naturale ed energia rinnovabile tra l’Africa e il resto dell’Europa, sfruttando la sua posizione centrale nel Mediterraneo.
Innanzitutto, l’Italia è già connessa all’Africa tramite i gasdotti Transmed e Greenstream, provenienti rispettivamente da Algeria e Libia. L’Italia è anche il punto di arrivo del gasdotto Trans-Adriatico (TAP) che parte dall’Azerbaijan. Oltre a questi nodi di ricezione del gas, sono presenti attualmente tre rigassificatori di GNL (Gas Naturale Liquefatto) che permettono di ottenere gas che arriva via nave da Paesi non fisicamente collegati alla nostra rete di trasporto del metano. In futuro si sta discutendo di potenziare queste infrastrutture e costruirne di nuove, come nuovi gasdotti che potrebbero collegare l’Italia a Malta, all’Algeria e ai pozzi situati nel Mar di Levante (la parte orientale del Mediterraneo, compresa tra Turchia, Siria, Libano, Israele, Palestina ed Egitto) o altre stazioni per la rigassificazione del GNL.
Questi sistemi però sono tutti destinati a trattare e trasportare il metano, ovvero un gas che (a oggi) è solamente di origine fossile. L’Africa è però considerata un potenziale grande produttore di “idrogeno verde” e di energia rinnovabile, in particolare tramite tecnologie solari ed eoliche. Per esempio, è stato finanziato dall’Unione Europea il collegamento tra le reti elettriche di Tunisia e Italia tramite un elettrodotto sottomarino, cioè un grande cavo opportunamente isolato che collega fisicamente le reti elettriche di questi due stati.
Sono inoltre in via di definizione dei progetti per adattare la rete di trasporto del gas metano all’idrogeno. Per esempio il progetto SoutH2 corridor permetterà di importare questo gas verde dalla Tunisia alla Germania, sfruttando il possibile basso costo e l’alta disponibilità di energia rinnovabile in Africa.
Come si stanno muovendo gli altri Paesi europei
Altri Stati europei sono stati identificati come potenziali hub energetici per il futuro: la necessità di decarbonizzare e diversificare i paesi da cui l’Europa importa l’energia ha portato a una grande spinta di nuove idee e progetti concreti. Per esempio, anche la penisola iberica è spesso stata identificata come altro hub energetico europeo, e una dimostrazione è il progetto H2med che prevede l’installazione di un gasdotto per il trasporto di idrogeno tra Portogallo, Spagna, Francia e Germania.
Anche la Norvegia sta espandendo la propria produzione di energia rinnovabile puntando all’esportazione, soprattutto grazie all’energia eolica prodotta tramite pale installate in mare aperto (eolico offshore). In più, il Paese scandinavo sta lavorando per incrementare le sue licenze per stoccare anidride carbonica, andando a ridurre le emissioni totali in atmosfera. Si sta inoltre ipotizzando un ruolo anche per l’Ucraina: questo stato ha la terza maggior capacità di estrazione di gas naturale in Europa (minore solamente di Russia e Norvegia) e ha una capacità di stoccaggio di gas naturale pari a un terzo di quelli disponibili nell’intera Europa.
La sfida di conciliare maggiore sicurezza energetica, minori emissioni e un prezzo dell’energia stabile è sicuramente molto impegnativa, e non potrà essere risolta tramite un unico hub energetico. L’importante sarà quindi essere pronti per adattarsi a un cambio radicale di questo settore, in cui l’Italia potrà sicuramente essere non più solo uno stato che acquista energia da altri, ma anzi che sarà interpellato da altre nazioni per vendere la propria energia.