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30 Ottobre 2025
12:37

Il 2024 è stato l’anno più caldo finora registrato: cosa rivela il rapporto sullo Stato del Clima

Il 2024 è stato probabilmente l'anno più caldo degli ultimi 125.000 anni: a confermarlo un nuovo studio pubblicato su BioScience. Lo scorso anno il consumo di energia da combustibili fossili ha segnato un nuovo record, così come le temperature degli oceani e la perdita di foreste, evidenziando una crisi per 22 “parametri vitali” del pianeta.

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Il 2024 è stato l’anno più caldo finora registrato: cosa rivela il rapporto sullo Stato del Clima
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Il 2024 è ufficialmente l‘anno più caldo mai registrato e probabilmente il più caldo degli ultimi 125.000 anni: è quanto emerge dal “Rapporto sullo Stato del Clima” appena pubblicato sulla rivista BioScience e realizzato da una collaborazione internazionale guidata dall’Università Statale americana dell’Oregon. Lo studio, denominato The 2025 state of the climate report: a planet on the brink, ha preso come riferimento 34 “parametri vitali” della Terra, dalle temperature degli oceani fino ai consumi di combustibili fossili, evidenziando nuovi livelli record che stanno alimentando il surriscaldamento globale, con cambiamenti climatici sempre più rapidi e potenzialmente pericolosi.

Dal Rapporto sono emersi alcuni dati preoccupanti, dal record di energia proveniente da combustibili fossili fino all'aumento della temperatura degli oceani e alla perdita di copertura forestale.

La notizia arriva a meno di due settimane dall'inizio della prossima COP30, la 30ª Conferenza annuale delle Nazioni Unite sul contrasto alla crisi climatica, che partirà il 10 novembre 2025 a Belém, in Brasile e che ha tra gli obiettivi principali la lotta al surriscaldamento globale.

Cosa dice il rapporto annuale sullo Stato del Clima in sintesi

Secondo il rapporto annuale sullo Stato del Clima, il 2024 è stato l'anno più caldo finora registrato, segnando così un nuovo record di temperatura media globale superficiale. Nello specifico, dallo studio è emerso che:

  • Al momento, 22 dei 34 “parametri vitali” del Pianeta Terra hanno raggiunto livelli record: con parametri vitali si intendono fattori come la temperatura degli oceani, il livello di deforestazione nella foresta amazzonica, le emissioni di CO2 o il numero di giorni in cui si registra caldo estremo.
  • Nel 2024 il consumo di energia da combustibili fossili ha segnato un nuovo record, con carbone, petrolio e gas ai massimi livelli. C'è da dire che anche il consumo combinato di energia solare ed eolica ha stabilito un nuovo record, ma si è comunque rivelato 31 volte inferiore al consumo di energia da combustibili fossili.
  • Le temperature delle acque degli oceani hanno raggiunto un livello record, contribuendo al più grande evento di sbiancamento dei coralli mai registrato, che ha colpito l'84% dell'area della barriera corallina.
  • La perdita globale di copertura forestale dovuta agli incendi ha raggiunto il massimo storico, con un aumento del 370% degli incendi nelle foreste tropicali rispetto al 2023. In Europa, tra l'altro, questi dati sono destinati a peggiorare: secondo i dati Copernicus, dal 1° gennaio al 28 ottobre 2025, nel nostro continente gli incendi hanno bruciato più di 1 milione di ettari, ovvero 650.000 ettari in più rispetto alla media europea 2004-2024.
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Gli ettari bruciati in Europa dal 1°gennaio 2025 al 28 ottobre 2025 (linea rossa), comparati con la media 2004–2024. Credit: Copernicus EFFIS

Dopo il record del 2025, la situazione, purtroppo, non sembra destinata a migliorare quest'anno:

  • La massa glaciale della Groenlandia e quella dell'Antartide hanno raggiunto i minimi storici per estensione. Le calotte glaciali della Groenlandia e dell'Antartide occidentale stanno fondendo e questo potrebbe causare un innalzamento del livello del mare di diversi metri.
  • Nel 2025 l'anidride carbonica presente in atmosfera è a livelli record, probabilmente anche a causa di un calo dell'assorbimento di carbonio da parte del suolo, in parte dovuto a El Niño e in parte agli intensi incendi boschivi.
  • Il global warming sta iniziando a influenzare la qualità e la disponibilità dell'acqua, compromettendo la produttività agricola, la gestione sostenibile delle risorse idriche e aumentando il rischio di conflitti legati all'accesso all'acqua.

L'andamento della temperatura media globale nei millenni

Come sottolinea lo studio, durante l'Olocene (ossia il periodo geologico iniziato circa 11.000 anni dopo la fine dell'ultima era glaciale), il clima terrestre è rimasto piuttosto stabile: questo periodo di relativa calma climatica ha consentito lo sviluppo dell'agricoltura, degli insediamenti permanenti e l'ascesa delle civiltà umane. È pur vero che nel corso dei millenni le temperature globali e le condizioni idrologiche hanno subito alcune lievi fluttuazioni, ma questo ha creato le condizioni ambientali che hanno permesso sia agli ecosistemi che alle società di prosperare.

Il problema è che, ora, questa stabilità sta cedendo il passo a un periodo di cambiamenti estremamente rapidi e potenzialmente pericolosi. Dall'inizio della rivoluzione industriale le attività umane, e in particolare l'utilizzo di combustibili fossili e i cambiamenti nell'uso del suolo, hanno aumentato drasticamente le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera. Negli ultimi 50 anni, le temperature globali sono aumentate a un ritmo maggiore rispetto a qualsiasi altro momento negli ultimi 2000 anni e, se nulla dovesse cambiare, è possibile che entro il 2100 la Terra raggiunga un aumento di 3,1 °C rispetto ai livelli preindustriali (dati UNEP 2024).

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L’andamento della temperatura media globale approssimativa dalla fine dell’ultima era glaciale al 2020 d.C. La proiezione di un picco di riscaldamento di circa 3,1 °C entro il 2100 è basata sui dati 2024 dell’UNEP. Credit: BioScience

Come evidenziato dallo studio, ogni decimo di grado in più (ossia 0,1 °C) causa un aumento sproporzionato dei disastri legati a condizioni meteorologiche estreme, con un numero sempre maggiore di persone che devono affrontare uno stress termico. Non a caso, lo scorso anno ha visto un'impennata dei disastri climatici in tutto il mondo, dalle grandi alluvioni come quella causata dalla DANA a Valencia o a quelle in Emilia-Romagna, fino agli uragani come Milton, passato da categoria 1 a categoria 5 in appena 7 ore anche a causa delle alte temperature delle acque nel Golfo del Messico.

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