
Un team di oltre 100 esperti delle Università di Oxford e Birmingham ha scoperto e riesumato nuove piste di dinosauri in una cava nell’Oxfordshire, nel Regno Unito. Queste piste possiamo definirle come le "autostrade dei dinosauri" e sono una serie di impronte fossili lasciate dagli animali mentre camminavano. In questo caso, si tratta di cinque piste contenenti oltre 200 impronte, appartenenti a diversi esemplari erbivori e predatori risalenti al Giurassico medio, circa 166 milioni di anni fa. Le impronte sono tra le meglio preservate al mondo e impressionano per le loro dimensioni.
La scoperta casuale e i dettagli delle piste rinvenute nel Regno Unito
Come spesso accade, la scoperta è avvenuta per caso. Gary Johnson, un operatore della cava Dewars Farm, situata nell’Oxfordshire, nell’Inghilterra centro-meridionale, si è imbattuto in una sorta di dosso nel terreno mentre rimuoveva l’argilla con un escavatore. Un secondo dosso è emerso a una distanza di tre metri, seguito da un altro ancora dopo ulteriori tre metri. Fu allora che Gary Johnson si rese conto che non si trattava di semplici irregolarità del suolo.

In totale, sono state rinvenute cinque piste fossili, ma è molto probabile che altre siano ancora presenti nell’area. Già negli anni '90, infatti, erano state scoperte tracce di dinosauri in una zona limitrofa. La pista più lunga trovata a Dewars Farm misura circa 150 metri. Tuttavia, questa misura è incompleta, poiché le tracce terminano contro le pareti della cava che non sono ancora state scavate, il che lascia supporre che la lunghezza effettiva possa essere significativamente maggiore. Nonostante ciò, la scoperta rappresenta già il più grande cammino di dinosauri mai rinvenuto nel Regno Unito.
Gli studiosi ritengono che 4 delle 5 piste siano state lasciate dal passaggio di Sauropodi appartenenti al genere Cetiosaurus, grandi dinosauri erbivori dal collo lungo, la cui altezza poteva raggiungere i 18 metri. La quinta pista, invece, sarebbe attribuibile a un Megalosauro, un dinosauro carnivoro bipede appartenente al gruppo dei Teropodi. Questa traccia è particolarmente distintiva, in quanto è l’unica pista con impronte tridattile – caratterizzate da tre dita sottili dotate di artigli.

Una curiosità: il primo dinosauro mai scoperto e classificato è proprio un Megalosauro della contea di Oxfordshire, rinvenuto nel 1600 e descritto dal naturalista William Buckland nel 1824.
L’importanza della scoperta delle piste di Dewars Farm
La scoperta riveste un'importanza che tocca diversi aspetti in quanto si tratta di piste e impronte estremamente ben conservate. La Prof.ssa Kirsty Edgar, micropaleontologa dell'Università di Birmingham ha commentato così il ritrovamento:
Questo è uno dei siti di impronte più impressionanti che abbia mai visto, sia per la scala che per le dimensioni delle impronte. Puoi fare un salto indietro nel tempo e immaginare com'era: queste enormi creature che vagavano in giro, occupandosi dei loro affari.
Le impronte sono talmente ben conservate che, in una zona del sito in cui la pista lasciata da un Sauropode si incrocia con quella del Megalosauro, i paleontologi sono riusciti a ricostruire quale animale fosse passato per primo. L’impronta dell’esemplare erbivoro è leggermente schiacciata nella parte anteriore dalle tre dita del Megalosauro, indicando che quest’ultimo sia passato in un secondo momento.

Le impronte forniscono informazioni preziose sul comportamento e sulle dimensioni degli animali che le hanno lasciate. Secondo gli esperti, per esempio, il Megalosauro – il più grande predatore del Giurassico mai conosciuto nel Regno Unito – avrebbe avuto una lunghezza compresa tra i 6 e i 9 metri.
Infine, le piste raccontano molto anche sull’ambiente in cui vivevano questi dinosauri. Circa 166 milioni di anni fa, una vasta laguna calda e poco profonda si trovava dove oggi sorge la cava Dewars Farm. I dinosauri lasciavano le loro impronte camminando lentamente sul fango calcareo. Dopo la loro formazione, i calchi sarebbero stati ricoperti da strati di sedimenti, probabilmente trasportati da una tempesta, che li avrebbero isolati dagli agenti atmosferici, impedendo così che venissero progressivamente cancellati.