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5 Settembre 2023
18:30

Come funziona la space economy e qual è il ruolo dell’Italia

Le missioni oltre l’atmosfera terrestre generano un indotto economico significativo, che da alcuni anni sta crescendo molto rapidamente. Ma in che modo l’esplorazione spaziale ha ricadute sull'economia e che effetti ha in Italia?

A cura di Erminio Fonzo
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Come funziona la space economy e qual è il ruolo dell’Italia
come funziona la space economy

Gli investimenti sulle missioni spaziali producono importanti benefici economici. Sin dall’inizio dell’era spaziale, le missioni hanno generato un indotto dovuto alla fornitura di beni e servizi alle agenzie statali che organizzano le missioni e alle conseguenze dell’esplorazione sullo sviluppo tecnologico e sullo studio della Terra. Particolarmente rilevante è l’effetto dei satelliti artificiali. Recentemente, inoltre, si sta assistendo a una sfida sempre più serrata per la Luna, con il successo della missione indiana e il fallimento dell'allunaggio russo nell'agosto del 2023.

Da alcuni anni, inoltre, la space economy sta andando incontro a una poderosa espansione e il ruolo delle aziende private sta diventando più importante. L’Italia, pur non potendo competere con grandi potenze come USA, Russia e Cina, si è ritagliata un ruolo importante nell’economia dello spazio, in parte grazie alla partecipazione all’Agenzia spaziale europea (ESA) e in parte attraverso programmi autonomi.

Cos’è la space economy

L’economia dello spazio (in inglese space economy) è il settore dell’economia collegato alle missioni spaziali.  Al suo interno si distinguono due grandi comparti:

  • upstream, che include le missioni vere e proprie, cioè la progettazione e la costruzione delle infrastrutture e dei veicoli spaziali (razzi vettori, navicelle, ecc.) e la relativa fornitura di beni e servizi;
  • downstream, che include tutti gli effetti prodotti sull’economia dai progressi scientifici e tecnologici dovuti all’esplorazione spaziale. Infatti, le tecnologie progettate per lo spazio sono in genere poi usate, con gli opportuni adattamenti, anche sulla Terra (il cosiddetto spin-off aerospaziale); i satelliti artificiali hanno un grande impatto sull’economia; l’osservazione del pianeta può fornire conoscenze essenziali per affrontare questioni socio-economiche.

Ma da quando esiste la space economy?

L'astronauta Frank Borman nel modulo Apollo 8
L’astronauta Frank Borman nel modulo Apollo 8

Breve storia della space economy

L’economia dello spazio nacque con le prime missioni spaziali alla fine degli anni ’50, quando si sviluppò la corsa allo spazio tra USA e URSS. Nel decennio successivo il programma Apollo per portare l’uomo sulla Luna comportò il più grande investimento di sempre sulle attività oltre l’atmosfera. In seguito gli investimenti diminuirono, ma l’economia dello spazio continuò ad avere un peso significativo in molti Paesi.

Tuttavia, fino agli anni ’90 le missioni spaziali erano organizzate solo dalle agenzie governative, come la Nasa, l’Esa, ecc., e l’economia dello spazio si basava soprattutto sulla fornitura di beni e servizi e sullo spin-off aerospaziale. Per esempio, i software commissionati dalla Nasa per il programma Apollo ebbero un ruolo importante per i progressi dell’informatica.

Sviluppi recenti

Nel nuovo millennio la space economy ha iniziato a cambiare, grazie alla nascita di aziende private capaci di compiere da sé le missioni oltre l’atmosfera. Una delle prime è stata la Blue Origin, fondata nel 2000 da Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, alla quale nel 2002 ha fatto seguito la Space X di Elon Musk, diventata leader del settore, e nel 2004 la Virgin Galactic di Richard Branson. Le aziende hanno sviluppato anche il turismo spaziale, cioè l’organizzazione di viaggi oltre l’atmosfera per passeggeri paganti.

La capsula Dragon 1 di Space X
La capsula Dragon 1 di Space X

La spazio, inoltre, ha un impatto significativo dal punto di vista geopolitico e anche sulla conoscenza della Terra, aiutando a migliorare le condizioni economiche e sociali. Per esempio, i satelliti sono molto utili per studiare i cambiamenti climatici e le condizioni delle coltivazioni agricole.

Oggi la space economy è in forte crescita. Nel 2022 il settore ha avuto un valore complessivo di 393,3 miliardi di dollari e si stima che raggiungerà presto i mille miliardi.

La space economy italiana

Il nostro Paese si è interessato di missioni oltre l'atmosfera sin dalle origini dell’“era spaziale” e nel 1975 è stato tra i fondatori dell’Agenzia spaziale europea. In seguito, ha partecipato a numerosi programmi scientifici e di esplorazione.

L’Italia, inoltre, si è ritagliata un ruolo di primo piano nell’economia dello spazio. Nel 2021, gli investimenti italiani nel settore sono stati pari a circa 4,6 miliardi di euro, destinati soprattutto all’osservazione della Terra, allo sviluppo dei lanciatori e alle missioni umane.

Il Centro europeo per l'osservazione della Terra di Frascati (credit suruena)
Il Centro europeo per l’osservazione della Terra di Frascati (credit suruena)

Nel nostro Paese sono attive circa 250 imprese aerospaziali, con 6.300 dipendenti. Una parte della space economy italiana dipende dalla partecipazione all’ESA, della quale l'Italia è il terzo contributore dopo Francia e Germania. Poiché l’ESA appalta alle aziende dei Paesi finanziatori la fornitura dei beni e dei servizi dei quali necessita, chi finanzia incassa più di quanto spende. Inoltre, tramite gli accordi stretti dall’Agenzia spaziale italiana (ASI), le aziende del nostro Paese partecipano a progetti non collegati all’Esa e si sono rivelate delle eccellenze nella progettazione e nella costruzione di satelliti artificiali e moduli spaziali.

La partecipazione italiana alla Stazione spaziale internazionale

Particolarmente importante è il ruolo delle aziende italiane nella costruzione della Stazione spaziale internazionale. Inizialmente la partecipazione del nostro Paese si è sviluppata mediante un accordo bilaterale tra ASI e NASA per la fornitura di tre container per il trasporto di materiali. I container, inviati sulla stazione tra il 2001 e il 2011, sono stati costruiti dall’azienda italo-francese Thales Alenia Space nel suo stabilimento di Torino. In seguito, la stessa Thales ha progettato e costruito due moduli abitativi e la cupola per l’osservazione delle operazioni all’esterno. Un’altra azienda, la Smat di Torino, fornisce l’acqua per il funzionamento della stazione e per le esigenze degli astronauti.

Samantha Cristoforetti nella cupola della Stazione internazionale
Samantha Cristoforetti nella cupola della Stazione internazionale

Programmi in corso e collaborazioni mancate

Le aziende italiane sono impegnate nella fornitura di beni e servizi anche per altri progetti nei quali è coinvolta l’ASI. Tra i principali figurano lo sviluppo dei lanciatori Vega, progettati per portare in orbita carichi fino a 1.500kg, e la costruzione della navetta Space Rider, un veicolo senza equipaggio per missioni scientifiche, che dovrebbe essere operativo nel 2024. L’ASI e le aziende italiane, inoltre, partecipano al programma Artemis: la Argotec di Torino ha fornito uno dei satelliti del programma, denominato Argo Moon, e la Thales costruirà un modulo abitativo del Lunar Gateway, una stazione spaziale da collocare in orbita lunare.

Raffigurazione artistica del Lunar Gateway
Raffigurazione artistica del Lunar Gateway

L’ASI, però, ha sospeso la collaborazione con la Cina. Nel marzo del 2019 l’Agenzia aveva firmato un accordo per la costruzione di un modulo della stazione spaziale Tiangong, ma nel successivo novembre il governo ha interrotto la collaborazione. Si sospetta che l’interruzione sia avvenuta per pressioni degli Stati Uniti, che avrebbero garantito i contratti del programma Artemis in cambio dell’abbandono della cooperazione con i loro rivali cinesi. Al momento, però, il sospetto non è confermato.

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