
L'esistenza dell'isola di Atlantide (in greco Ἀτλαντὶς) è uno dei miti più affascinanti e noti fra quelli che ci sono giunti dall'antichità classica. Viene nominata per la prima volta nel IV secolo a.C. all'interno di due dialoghi filosofici, il Timeo e il Crizia di Platone, in cui l'autore greco, descrive le caratteristiche e la storia di un'isola leggendaria, amministrata con saggezza dai suoi sovrani. In seguito, la ricerca di potere e conquiste l'avrebbe spinta a scendere in guerra contro Atene, da cui venne sconfitta. Gli Atlantidei furono quindi puniti da Poseidone con la distruzione e l'inabissamento della loro terra. Atlantide fu quasi certamente inventata come espediente narrativo da Platone per propugnare le sue tesi filosofiche e le sue posizioni etiche e politiche, ma a partire dal Rinascimento molti intellettuali iniziarono a chiedersi se l'isola leggendaria di Atlantide potesse essere effettivamente esistita o meno. Da quel momento sono nate le teorie più disparate rispetto alla collocazione dell'isola, dai Caraibi alla Sardegna, dalle Azzorre a Creta.
La storia del mito di Atlantide di Platone
Per quanto il mito di Atlantide sembri perdersi nella notte dei tempi, la prima persona a parlarne fu il filosofo ateniese Platone (428/427-348/347 a.C.), in due dei suoi più famosi dialoghi, Timeo e Crizia, scritti a metà del IV secolo a.C. Prima di Platone, non c'è alcuna traccia dell'esistenza di questa storia all'interno della complessa mitologia greca, attestata in forma scritta almeno dall'VIII-VII sec. a.C. Il filosofo ateniese ha descritto Atlantide come un'isola prospera, situata oltre le "Colonne d'Ercole" grande e ricca, amministrata da dieci re estremamente devoti a Poseidone, dio del mare. Col tempo, le mire espansionistiche di Atlantide crebbero, e circa 9.000 anni prima dell'epoca di Platone l'isola si trovò in conflitto con gli Ateniesi. Per punire gli Atlantidei della loro arroganza, gli dei fecero sprofondare l'isola nel mare nel corso di un cataclisma della durata di un giorno e una notte.

Con tutta probabilità, Atlantide è una pura invenzione letteraria di Platone, funzionale a descrivere un luogo ideale in cui le idee politiche e la morale civica dell'autore erano state messe in pratica con risultati positivi, ma poi erano degenerati. Questa degenerazione sarebbe stato un escamotage per descrivere quella che lui vedeva nell'Atene del suo tempo. La precisa ricostruzione geografica fatta dell'isola nei dialoghi, in questo senso, è quasi certamente pura finzione letteraria, ideata per intrattenere il pubblico creando un paesaggio verosimile e affascinante.

Il fatto che Atlantide non esistesse ma fosse unicamente frutto del genio letterario di Platone, era cosa chiara già alla maggior parte degli autori dell'antichità successivi. Per quanto alcuni di questi abbiano creduto all'effettiva esistenza dell'isola, si tratta di una ristretta minoranza. Inoltre i sostenitori dell'esistenza di Atlantide nell'antichità sono autori vissuti alcuni secoli dopo Platone, che con tutta probabilità non colsero in pieno il significato filosofico e politico del Timeo e del Crizia. A testimoniare come la maggioranza degli autori posteriori a Platone non credessero effettivamente al mito di Atlantide, ci fu già in antichità un proliferare di opere letterarie parodiche, ispirate ai dialoghi di Platone.
Durante il Medioevo, la storia di Atlantide cadde nel dimenticatoio, per tornare di moda a partire dal Rinascimento europeo, questa volta come una possibile realtà storica, generando la serie di equivoci che vedrebbe l'isola come realmente esistita e non come un espediente letterario. L'evento storico che principalmente influenzò la percezione che si aveva all'epoca del mito di Atlantide è stato la "scoperta" dell'America. Scopriamo perché.
Dove si trova Atlantide? Le principali ipotesi
Nei suoi dialoghi, Platone descrive Atlantide come un'isola situata nell'oceano oltre le Colonne d'Ercole, tradizionalmente identificate come lo stretto di Gibilterra. La successiva scoperta oltre l'oceano di un continente e di popolazioni sconosciute pose così le premesse per l'identificazione di Atlantide o come un'isola scomparsa al centro dell'Atlantico o come un territorio dello stesso continente americano.
Il XVI, XVII, e XVIII furono secoli di grandi esplorazioni e la possibilità che Atlantide potesse essere veramente esistita stimolava la curiosità di scienziati, geografi ed esploratori. Il contatto con le progredite civiltà native dell'America centro-meridionale, come Maya, Aztechi e Inca, portò alcuni Europei a ritenere che quei popoli potessero essere i discendenti degli Atlantidei, presupponendo una relazione fra popolazioni europee e americane ben prima della scoperta del Nuovo Continente. Naturalmente ciò non è supportato da alcuna evidenza, né storica, né archeologica né antropologica.

Un'altra teoria, molto influenzata dall'archeologia, vede il mito dell'apogeo e della distruzione di Atlantide come un riflesso della memoria che i Greci avevano delle antiche civiltà egee dell'età del bronzo che li avevano preceduti, come quella minoica di Creta e quella micenea sulla penisola ellenica. Alla fine dell'età del bronzo (all'incirca 1400-1200 a. C.), queste due civiltà raggiunsero un livello di progresso, ricchezza e complessità sociale che sarebbero stati raggiunti nuovamente nel mondo mediterraneo solo diversi secolo dopo.
La fine repentina di queste due culture, nel contesto di quello che viene chiamato "collasso dell'età del bronzo", dovuto a un insieme di cause economiche, ambientali e sociali, è stata identificata come il fondo di verità nella storia della caduta di Atlantide. Particolarmente affascinante a proposito è la distruzione dell'abitato minoico sull'isola di Santorini, attorno al 1600 a.C., a causa di una violentissima eruzione che ha cambiato l'assetto geomorfologico dell'isola, elemento che richiama da vicino il racconto di Platone.

La generica collocazione nell'Atlantico ha spinto alcuni sostenitori dell'esistenza storica di Atlantide a identificare l'isola perduta con alcuni arcipelaghi attualmente esistenti nell'oceano. Sono state avanzate teorie che la vedevano una volta nella zona delle Bahamas o ancora delle Canarie. Anche l'arcipelago delle Azzorre, appartenente al Portogallo, è stato oggetto di una teoria che lo identificherebbe con la perduta Atlantide.
A partire dalla seconda metà dell'800, alcuni sostenitori della veridicità storica dell'isola leggendaria, partendo dal presunto presupposto che Atlantide si trovasse nel mezzo dell'Oceano Atlantico, hanno visto nelle isole Azzorre i resti dell'isola perduta. Le Azzorre infatti sono delle isole di origine vulcanica, che nelle loro forme possono ricordare un po' delle montagne che emergono dal mare. Per via delle loro peculiarità geomorfologiche, le isole dell'arcipelago portoghese sono state interpretate come le cime delle montagne che si trovavano su Atlantide prima che questa venisse inghiottita dall'oceano. I geologi hanno dimostrato che le Azzorre, come molte isole vulcaniche, sono invece emerse dal mare, anziché essere state sommerse.

Le teorie su Atlantide in Sardegna
Una teoria piuttosto nota vedrebbe la Sardegna come l'antica Atlantide. Il principale promotore della teoria è il giornalista Sergio Frau, uno dei più noti sostenitori di diverse teorie fantarcheologiche legate alla Sardegna. Secondo i sostenitori della teoria sarda, le Colonne d'Ercole che intendeva Platone non sarebbero da identificarsi con lo stretto di Gibilterra, bensì col canale di Sicilia, ovvero lo stretto tra l'isola e la Tunisia. In questo modo la Sardegna andrebbe a trovarsi nella posizione menzionata dal filosofo greco. La civiltà progredita che abitava Atlantide sarebbe stata quindi quella nuragica dell'età del bronzo. Le presunte tracce del maremoto che avrebbe portato alla fine della civiltà sardo-atlantidea però sono state ampiamente smentite dagli scienziati.
